A quali insegnamenti dare priorità quando si comincia “tardi” la terapia comportamentale?

 

Innanzitutto ho virgolettato “tardi” perchè non è mai realmente tardi per insegnare ai nostri figli qualunque abilità. 

Non sempre però, la terapia comportamentale si comincia presto, e cioè, quando dovrebbe: all’incirca 2, 3 anni, oppure subito dopo la diagnosi di autismo. Le cause sono tante: non accettazione della diagnosi da parte dei genitori, ritardo della diagnosi, i costi altissimi delle terapie (oramai i prezzi “volano”), oppure la mancanza di strumenti per districarsi correttamente fra le migliaia di link che si trovano nel Web. 

Cosa fare, quindi, quando, oramai, alle Medie o al Liceo, decidiamo di intraprendere un percorso terapeutico di qualsiasi genere? Oppure, cosa fare se siamo noi a decidere di insegnare ai nostri figli, con i propri mezzi, le abilità fondamentali?. Da dove si comincia?.

Sicuramente chi inizia una terapia (ABA, TEACCH, DENVER, ecc) è agevolato dalla presenza di un terapista, magari anche da un supervisore, e di conseguenza la prassi vuole che sia fatta una sorta di Anamnesi del ragazzo/a prima di iniziare e quindi una valutazione accurata di quali abilità ha acquisito il bambino/ragazzo e quali no, per poi stilare un programma di lavoro.

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Ma gli altri? Quelli che invece non hanno la possibilità di avere un terapista? Ecco alcuni miei personali consigli:

Una persona autistica, che dovrà un giorno provare ad essere il più possibile indipendente, deve, secondo me, avere le seguenti abilità:

  • Leggere (se non è verbale dovrebbe conoscere le parole abbinate alle immagini, ai fini di comunicare)
  • Scrivere (non necessariamente in corsivo, basta che scrive discretamente in stampatello)
  • Conoscere le basi della Matematica (tutto quello che riguarda le basi della Matematica sostentano la vita indipendente, oramai si usa la carta di credito, ma saper risolvere un problema rimane un’abilità essenziale anche per il ragionamento logico)
  • Valore dei soldi 
  • Saper vestirsi correttamente
  • Essere totalmente autonomi in bagno (pipì, popò, lavarsi i denti, mani, asciugarsi, farsi la doccia)
  • Conoscere il concetto di pubblico e privato in maniera chiara (ciò consente una gestione adeguata della masturbazione e anche del ciclo mestruale)
  • Conoscere alcuni dati fondamentali come: indirizzo della propria casa, città dove si abita, numero dei cellulari dei genitori, zii, nonni, amici cari a cui chiedere aiuto e di cui ci si fida)
  • Saper gestire un cellulare (le basi: chiamare un numero, rispondere ad una telefonata, mandare un messaggio)

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E fin qui ritengo ci sia l’essenza delle nostre priorità BASI. Il resto sono le abilità indicate per gestire una casa come ad esempio:

  • Saper orientarsi sulla base di un calendario visivo, il quale mi ricorda cosa fare e in quale orario. Si potrebbe usare anche Alexa, ad esempio
  • Cucinare (anche qui i pasti fondamentali: un piatto di pasta semplice, saper mischiare il latte con la cioccolata, cucinare un petto di pollo, riscaldare qualcosa nel microonde,  ecc)
  • Saper orientarsi nel quartiere (ciò implica conoscere le regole autostradali: quando il semaforo è rosso mi fermo, quando è verde posso attraversare). 
  • Riuscire a riconoscere mestieri e luoghi (alla farmacia prendo la aspirina, al bar prendo il cornetto, al supermercato faccio la spesa, ecc)
  • Saper orientarsi all’interno della propria casa (nella dispensa trovo la passata di pomodoro, sotto il lavandino trovo la carta igienica, nell’armadio trovo i miei pantaloni, nel mobiletto del bagno trovo le medicine, nel frigo trovo l’acqua e così via)
  • Conoscere qualche gioco da tavola (UNO, tombola, scopa, domino, ecc) giochi che propiziano l’aggregazione sociale e che quindi mi consentono di stare insieme agli altri in momenti di svago)

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A tutto ciò che ho appena elencato vanno aggiunte alcune condizioni personali che possono variare a seconda della gravità:

Ogni persona autistica è diversa ed è chiaro che ogni genitore va, via via, personalizzando l’insegnamento a seconda di tanti fattori: comorbidità, gravità della diagnosi, situazione personale… Aggiungo anche che, nella misura del possibile, è bene sempre conoscere i punti di forza del proprio figlio per riuscire ad incanalare le sue capacità verso mestieri diversi; c’è chi è più bravo nei lavori manuali, chi eccelle nell’informatica, chi invece non riesce a tirar fuori le proprie capacità e quindi ci vuole più tempo ed energia per indirizzarlo verso un lavoro.

Ad ogni modo ho qui elencato le abilità fondamentali, quelle che ci consentono di poter pensare ad una vita in cohousing, in una casa famiglia, o semplicemente nella propria casa con un minimo di assistenza.

Ne mancano tante, lo so: stirare, fare la lavatrice, spazzare, lavare per terra, ma quando si comincia un processo di insegnamento ad adolescenza inoltrata, e ci rendiamo conto che sono tante, ma tante, le abilità che dobbiamo insegnare, le priorità sono importanti, non soltanto perchè ci consentono di condensare l’insegnamento delle cose più serie, ma anche perchè, più sono grandi i nostri figli, e più siamo stanchi noi. A quel punto diventa imprescindibile concentrarsi su poche cose e farle bene!

 

 

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