10 consigli per raggiungere l’inclusione scolastica

 

 

 

Diciamoci la verità, l’inclusione vera è un miraggio. Spesso penso che sia meglio adottare sistemi di scuole speciali come quello di Cuba, dove i bambini entrano a 3 anni ed escono a 18 con un mestiere. Ci vantiamo tanto di accogliere i ragazzi con disabilità nelle scuole di tutti, ma poi l’inclusione fa acqua da tutte le parti. 

Tuttavia, visto che dobbiamo mandare i nostri figli autistici alle scuole di tutti, sarebbe davvero utile se insieme ai docenti, cercassimo, nella misura del possibile, di rendere concreta la tanto desiderata integrazione.

Secondo la mia esperienza, i consigli che mi sento di dare, ai fini di ottenere un’inclusione, il più possibile reale, sono questi, e vanno indirizzati sia ai genitori, che ai docenti:

  1. Informate ragazzi e docenti sulle caratteristiche della disabilità del proprio figlio. Non potete richiedere appoggio ed inclusione se i compagni di classe non sanno la diagnosi di vostro figlio e di conseguenza non sanno come approcciarlo. Lasciate stare la privacy!
  2. Esigete la permanenza delle stesse insegnanti di sostegno per l’intero ciclo di studio: le persone con disabilità impiegano tempo per stabilire un contatto e poi un rapporto con le insegnanti. Per questo motivo è bene informarsi, da genitori, sul futuro dei docenti di sostegno che ci danno sin dall’inizio (di ruolo, supplenti ecc), onde evitare che vengano cambiati ogni anno. Tutto ciò è davvero deleterio.
  3. Serve richiedere l’assistente specialistico, affinché, non solo vengano “coperte” tutte le ore di sostegno mancanti (spesso capita che il disabile abbia meno ore di sostegno di quelle che gli spettano), ma anche per lavorare sulle autonomie con più serenità, compito che non va affatto delegato ai docenti di sostegno.
  4. Sollecitate l’ingresso nelle scuole di figure specializzate come (logopedisti, terapisti A.B.A., pedagogisti, psicomotricisti, psicologi, fisioterapisti) a supporto del docente di sostegno nell’applicazione di particolari metodi riabilitativi. I docenti di sostegno hanno una preparazione troppo generica. Le mie psicologhe andavano in classe ogni due mesi a collaborare con il corpo docente di Ares nello svolgimento dei programmi scolastici. E’ un aiuto in più! Non è un intervento invasivo. Ogni persona autistica è diversa e ogni insegnamento va personalizzato, ecco perchè serve una continua preparazione, ne giovano tutti, soprattutto il bambino. Sono invece contraria alla presenza continua dei terapisti esterni nelle aule. 
  5. Partecipare attivamente ai G.L.O, dove è obbligatorio convergano tutte le figure che lavorano con il bambino: neuropsichiatra, OEPA., Sostegno, docenti curricolari, famiglia. Il G.L.O deve essere davvero un punto di sinergia, non deve essere simbolico o di forma, va fatto con criterio e deve portare dei frutti altrimenti è inutile.
  6. Segnalate le classi pollaio: la formazione delle classi prevede un numero di 22 alunni in presenza di un certificato e di 20 nel caso di due. Non si può includere nessuno se la classe ha 28 ragazzi di cui 4 certificati, é impensabile!
  7. Se la scuola lo consente (ad oggi il Piano di studi differenziato deve comprendere tutte le discipline, e per gli esami di 3^ media si devono portare tutte le materie previste), sarebbe meglio portare avanti soltanto alcune materie, tralasciando il più possibile quelle che non garantiranno al disabile obiettivi essenziali come la manualità, la psicomotricità, il linguaggio e via dicendo. La vera inclusione si ottiene valorizzando le potenzialità di un disabile, non mettendo in evidenza ciò che non riesce a fare obbligandolo a studiare tutte le materie indistintamente (mio personale parere)
  8. Il bambino non può lavorare bene se non in gruppi piccoli (al massimo 3 alunni) ed ognuno ha tempi diversi di apprendimento. All’interno della stessa classe, si dovrebbero formare gruppi diversi per vari livelli e necessità, ogni gruppo lavorando in funzione del proprio potenziale. Insegnare con sistemi diversi a seconda del livello del gruppo, perché non tutti gli studenti sono in grado di apprendere allo stesso modo.
  9. L’insegnante di sostegno è un insegnante della classe e non del singolo allievo. Troppo spesso i ragazzi con situazioni problematiche si separano dalla classe e dai compagni per andare a lavorare con il “proprio insegnante”. La funzione di tale insegnante è anche e soprattutto l’integrazione, è colui che aiuta, attraverso la sua esperienza e la sua preparazione specifica, i colleghi curricolari e gli stessi compagni ad integrare il disabile nel percorso scolastico di classe
  10. Mantenere una continua comunicazione con i docenti di sostegno per informare su variazioni d’umore, nervosismi, situazioni particolari, che possano influire nell’andamento sereno delle attività in classe. Essere genitori disponibili, gentili, presenti e collaborativi, ma anche fermi, precisi e difensori dei diritti dei propri figli.

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