La scuola deve essere elastica

 

Penso sia la caratteristica fondamentale di una scuola inclusiva: l’elasticità! 

Attenzione! Elasticità non vuol dire lassismo, indulgenza, permissivismo, disordine! Elasticità vuol dire che se siamo a inizio anno scolastico e i GLO sono ancora lontani, la scuola consenta brevi incontri fra docenti e genitori per parlare del bambino.

Elasticità vuol dire che si permetta ai terapisti esterni di entrare qualche ora per coordinare il lavoro con tutti gli elementi che circondano l’allievo. Previa lettera, previo avviso, previa telefonata, ma che si riesca a fare.

Elasticità vuol dire che se il bambino deve uscire prima dalla scuola non si debba chiamare il Papa affinchè ciò accada, ma che il genitore venga a scuola, prenda il bambino e se ne vada. 

Elasticità vuol dire che se il genitore o il docente hanno bisogno di vedere il PEI, si consegni loro una copia senza che si debba ricorrere all’avvocato. 

Elasticità vuol dire che se il bambino autistico è palesemente nervoso, regredisce, non vuole andare a scuola, il genitore riesca a contattare il preside e tutti i docenti coinvolti in tempi brevi, senza che per forza si debbano aspettare le riunioni istituzionali.

Ares ha frequentato un unico plesso dalla materna alle medie. Avevo una preside che non faceva sconti a nessuno, era di un rigore e una professionalità unici. Ma, lettera alla mano, avviso alla mano, mi consentiva tutto per il bene di Ares. Le mie supervisioni a scuola erano piene di docenti curiosi che volevano imparare nuove strategie di insegnamento. Ogni qualvolta serviva che i miei terapisti entrassero a scuola per parlare di un dubbio, per chiarire un argomento didattico, io avvisavo e l’incontro si realizzava. 

In questa scuola ho iniziato, alle Medie, il più bel progetto di inclusione che abbia mai fatto, ideato dalla Dottoressa Bassani, con ragazzi normo tipici e Ares, i quali si incontravano fuori dalla classe per parlare della rabbia, dell’allegria, della tristezza.

La procedura per fare qualsiasi cosa era semplice: io scrivevo una lettera, preferibilmente protocollata, la inviavo al preside e dopo poco tempo ricevevo una risposta, sempre positiva, e quindi agivo. 

Io rispettavo le regole della scuola e la preside rispettava il protocollo scolastico, senza smettere mai di essere flessibile.

Ed è proprio questo che manca a molti plessi, e che sento raccontare tanto nei vostri messaggi, manca l’elasticità. E consentitemelo: non si è più inclusivi essendo rigidi e contrastando il genitore per forza.

Esistono sicuramente realtà diverse, genitori diversi, situazioni da valutare caso per caso, ma alla base di tutto ci deve essere una scuola elastica, flessibile, che pensa al bambino prima di prendere una decisione, prima di negare un incontro, prima di agire per principio. 

Una scuola inclusiva è elastica. Punto! Se così non è non è una scuola inclusiva.