Sono sempre più spesso interpellata per dare consigli su come togliere il cellulare ad un bambino o bambina che non riesce a farne a meno. Messaggi e messaggi, più o meno simili, dove prevale la stessa essenza: “non riesco a togliere il cellulare a mio figlio, come posso fare?”.
Capita che il genitore o il docente, pur di far tacere un bambino che urla, ceda offrendo il proprio cellulare oppure che il bambino, ad esempio, entri in bagno a fare i suoi bisogni soltanto se ha in mano il cellulare. Appena però si fa cenno di toglierlo, parte una crisi senza precedenti.
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Il mio consiglio è sempre lo stesso: non credo affatto che il cellulare sia un buon rinforzo. Si tratta di un apparecchio esageratamente gratificante che offre mille possibilità di creare stereotipie e ripetizioni ossessive, Alcune persone autistiche potrebbero sentire un suono per ore, oppure ripetere il dettaglio di un’immagine all’infinito. Chiunque di noi, se dovesse rimanere ore a guardare la stessa immagine ne uscirebbe pazzo, o quantomeno disorientato per qualche minuto.
Con Ares oramai è collaudato che quando mi distraggo e glielo lascio più del dovuto, lo trovo nervoso, ossessivo, distratto e i tempi di attenzione diminuiscono di colpo. Con lui ho stabilito regole ferree. Lo prende ad un’ora e lo lascia ad un’altra. Oramai è abituato così e non ci sono crisi o problemi quando glielo tolgo, anzi non glielo tolgo, ma glielo chiedo con garbo.
Un uso eccessivo del cellulare, soprattutto nelle persone autistiche, incide nello sviluppo del linguaggio, nell’uso del pensiero astratto, e anche nelle abilità di vita e sociali. La causa potrebbe essere l’isolamento che crea l’apparecchio, il fatto che chi lo usa di più interagisce di meno con il mondo esterno e di conseguenza ha meno possibilità di osservare gli altri e quindi di imparare.
Ecco perchè l’ideale sarebbe usare rinforzi sicuramente gratificanti, ma che possano essere adeguatamente tolti quando l’adulto lo considera opportuno. Se offriamo il cellulare potremmo ritrovarci con in mano un problema più grosso da risolvere, e cioè: dover ingegnarci per ritirarlo.
Per premiare un bambino che per la prima volta si siede nella tazza potremmo leggere una favola, cantare una canzone, offrire un libro preferito, rimanere insieme a lui per un periodo breve che nel tempo diventa sempre più breve, o semplicemente promettere un’attività preferita, come un giro al parco, una passeggiata per vedere una macchina preferita o per mangiare un gelato. Ma il cellulare, genitori e docenti, meglio di no!