Il gioco dello Shanghai richiede un’altissima dose di pazienza, attenzione e delicatezza nei movimenti, tutte caratteristiche difficili da trovare nell’autismo. Ragion per cui ritengo questo gioco davvero utile per sviluppare, nei nostri ragazzi, più abilità.
Mikadojackstraws (in inglese) e Jonchets (in francese). Ha tantissimi nomi e un’origine antica il gioco dello Shanghai. Viene dall’Asia e si diffonde in Cina, dove molti anni fa, far cadere i bastoncini (spesso in prezioso avorio) serviva a interrogare le divinità.
Il gioco consiste nel far cadere i bastoncini per terra e poi raccoglierli uno ad uno, senza muoverli. Ogni bastoncino ha un colore che equivale a un punto. Chi fa più punti vince. Richiede pazienza, calma e intuito. Per giocare ci vuole mano ferma e la capacità di prevedere che facendo una tale mossa si può ottenere un certo effetto.
Ho due versioni di Shangai: uno gigante e uno grande. Con Ares ho iniziato con quello normale, con l’obiettivo di fargli capire le regole più facilmente. Piano piano abbiamo iniziato anche con quello gigante, soprattutto nella casa in campagna dove lo spazio è maggiore.
Con Ares sono molto elastica, per ora, riguardo le regole. A volte muove le bacchettine, ma l’obiettivo mio non è tanto che raggiunga la perfezione, bensì che passi il tempo libero in maniera adeguata e che sviluppi la pazienza, la delicatezza e l’attenzione. Piano piano ci arriviamo.
Devi accedere per postare un commento.