Aggressività e autismo. Intervenire al primo segnale

 

Giovanni è un bambino autistico di 5 anni, recente diagnosi, genitori ancora alla ricerca di terapisti, alla ricerca di una strada, anche psicologica, per affrontare la novità di un disturbo così enigmatico. C’erano segnali evidenti di autismo che la mamma, per prima, aveva colto, Giovanni (nome di fantasia), si mostra diverso dagli altri bambini, ma non è mai stato aggressivo. 

Una mattina il bambino deve svegliarsi, come sempre, per andare al centro dove fa logopedia, ma Giovanni non vuole andarci. La mamma insiste e Giovanni si arrabbia, la madre vede che è particolarmente disperato e quando si avvicina per consolarlo, come ha sempre fatto, Giovanni gli graffia il viso e gli prende i capelli con così tanta forza che deve intervenire il padre per separarli.

La madre è sconvolta, Giovanni non aveva mai fatto una cosa del genere. Ha ancora i segni di sangue sul viso, è triste e non sa come gestire questa situazione, per la quale non si sente pronta.

I primi segnali

L’autismo, ahimè, non racchiude soltanto problemi nella socialità e nel linguaggio, ma anche autolesionismo e aggressività. Una persona può dimostrare una o più forme di comportamento aggressivo, con frequenza, intensità e durata variabili. Si può passare da sporadici episodi di irritabilità a vere e proprie aggressioni fisiche, distruzione di oggetti, autolesionismo, morsi. 

I primi segnali possono essere sottili o molto evidenti:

  • Il bambino non trova un giocattolo e urla buttandosi per terra in maniera esagerata
  • non riceve una merenda che desiderava e scoppia ti alza le mani con violenza
  • si cambia la TV in maniera inaspettata e il bambino reagisce mordendosi il braccio

Intervenire subito

Cosa fare?

Quando ci sono episodi come questo di Giovanni, la prima cosa da fare è capire la CAUSA. Ricordate: la causa è fondamentale. Perchè Giovanni non vuole andare a fare terapia? Sono tante le ipotesi:

  • Non gli va di svegliarsi
  • Ha dormito male? Forse i genitori hanno dormito bene, ma Giovanni no, ed è rimasto sveglio parte della nottata. Forse ha fatto un brutto sogno, oppure si è addormentato più tardi del previsto.
  • Non si sente bene? A volte i bambini autistici dimostrano un disagio comportamentale giorni prima che compaiano i sintomi, oppure sentono dolore, malessere e non sanno come comunicarlo. 
  • E’ successo qualcosa al centro dove fa terapia? Può darsi!, Quindi è una buona idea sentire i terapisti, logopedisti, personale con cui lavora al centro: a volte ci sono bambini che urlano tanto, oppure può darsi che sia stato sgridato, o che stia facendo dei lavori noiosi, o troppo difficili.

Sono tante le opzioni, ma la causa è sempre essenziale per poter stabilire un programma terapeutico in grado di fermare queste azioni violente o autolesive di Giovanni.

Se riusciamo ad individuare una causa presunta, o più cause, (perchè ovviamente non possiamo essere totalmente certi che siano quelle le cause), siamo a un buon punto, e i comportamenti aggressivi potrebbero diminuire oppure scomparire del tutto.

Ad ogni modo, come dico e consiglio sempre io, è meglio lavorare su più fronti. I quattro passaggi sono identificare, capire, gestire e prevenire.

Per identificazione, si intende caratterizzare il comportamento problema. In qualità di genitori, potete scrivere il tipo di aggressività che il vostro bambino mostra, il momento e il contesto in cui si verifica il comportamento.
 
Poi bisogna capire. Gli specialisti usano spesso strumenti come l’analisi funzionale per decifrare il motivo per cui una persona autistica si comporta in un certo modo. In altre parole, qual è la funzione  di un determinato comportamento? Ti sta dicendo che non vuole andare in quel posto specifico? Sta cercando di dire che il lavoro che sta svolgendo è troppo complesso? Vuole qualcosa che non può avere? Identificare la “comunicazione” dietro il comportamento è il primo passo per insegnare comportamenti appropriati che possono poi trasmettere i bisogni e i desideri della persona.

Inoltre, bisogna anche valutare i problemi sottostanti che possono innescare l’aggressività. Tra quelli nell’autismo, i fattori scatenanti comuni includono interruzioni di routine, mancanza di sonno, “stimoli sensoriali” forti (rumori, luci o odori) o persino problemi di salute non diagnosticati. Chiaramente, è importante guardare oltre il comportamento stesso per identificare la causa sottostante.

Quando invece parliamo di gestire ci sono diverse opzioni: la ricerca, ad esempio, identifica la terapia ABA,  come strumento utile nell’aiutare i bambini autistici ad apprendere comportamenti nuovi ed efficaci, in modo che l’aggressività non sia più necessaria per comunicare desideri e bisogni. La ricerca ha dimostrato che, in molti casi, l’ABA, da sola, è efficace nel ridurre i comportamenti aggressivi.

Quando l’ABA non funziona, è importante considerare la possibilità di una condizione medica sottostante. Ad esempio, sappiamo che l’autismo è spesso associato a disturbi del sonno e disturbi gastrointestinali. Il sonno interrotto, ad esempio, è associato a convulsioni incontrollate. Affrontare queste condizioni mediche può fare la differenza nel ridurre gli scoppi aggressivi. Ricorda anche che un improvviso inizio di aggressività può indicare che tuo figlio sta soffrendo, è malato o semplicemente esausto.

Poi dobbiamo pensare alla questione più importante: la prevenzione. Le strategie per prevenire l’aggressività sono tante: Alcuni approcci utili includono orari visivi e orari strutturati, i quali possono aiutare a facilitare le transizioni tra le attività. Anche premiare un comportamento positivo e fornire strumenti di comunicazione sono strategie aggiuntive che molte famiglie trovano utili.

 

Propongo sempre anche un lavoro accurato sulle emozioni. Se vuoi che tuo figlio sia in grado di dirti che è molto arrabbiato bisogna prima insegnargli che cosa vuol dire essere arrabbiato. Di conseguenza inizia SUBITO anche un lavoro sugli stati d’animo: stampa le emozioni principali, e comincia ad insegnargli cosa vuol dire felice, quando si è tristi, quando si è arrabbiati. E ricorda di cogliere sempre i momenti in cui il bambino prova uno di questi stati d’animo e faglielo notare: “Oh Giovanni, stai ridendo. Sei felice!!” “Giovanni come sei ora? Sei arrabbiato? Dillo: sono molto arrabbiato!

L’importante è intervenire subito, non bisogna aspettare che il tempo passi per capire se l’atteggiamento aggressivo o autolesionista si ripresenta. NO!! Attendere può essere deleterio e gli episodi violenti, non solo possono aumentare ed evolversi col tempo, ma lacerano dentro il bambino, per primo, ma anche noi genitori, la mamma,  soprattutto, che di solito è la più penalizzata perchè sta sempre con il proprio figlio. Fa male vedere il proprio bambino farsi del male e ci fa altrettanto male non riuscire ad aiutarlo.

 

Vi allego alcuni articoli dove ho trattato emozioni, autoregolazione e aggressività, sperando che possano esservi utili:

BAMBINO MOLTO AGGRESSIVO E AUTOLESIONISTA. COME GESTIRLO A CASA E A SCUOLA

COME CREARE I COMPORTAMENTI PROBLEMA 

COSA CAUSA L’INTENSIFICAZIONE BRUSCA DI ALCUNI COMPORTAMENTI PROBLEMA? 

SUGGERIMENTI PER INSEGNARE LE EMOZIONI

LAVORO SULL’AUTOREGOLAZIONE EMOTIVA