Sono diversi anni che cerco di aiutare Ares a controllare alcune crisi, crolli, Meltdowns o come vogliate chiamare le situazioni stressanti che provocano, a seconda della persona, urla, pianti oppure reazioni fisiche come i calci e i morsi.
Che cos’è un crollo o Meltdowns?
Un crollo è “un’intensa risposta a situazioni schiaccianti”. Succede quando qualcuno viene completamente sopraffatto dalla situazione attuale e perde temporaneamente il controllo comportamentale.
Immagina che stai guidando di corsa per andare al lavoro perchè sei in ritardo per una riunione importante e qualcuno ti blocca la strada. La tua frequenza cardiaca aumenta rapidamente e avverti un’ondata di intensa irritazione, tuttavia riesci a suonare il clacson, a spingere contemporaneamente i freni e a rimanere concentrato sulla guida. Ti sei appena impegnato in un’efficace autoregolazione emotiva, che comprende processi relativi alla modifica delle tue emozioni per adattarle al contesto o per raggiungere i tuoi obiettivi, in questo caso non perdere la calma e guidare in maniera sicura.
E’ proprio questa autoregolazione che molte persone autistiche non riescono a compiere quando sono sovraccariche di eventi stressanti e tendono quindi a scoppiare.
I crolli non sono capricci:
Un crollo non è lo stesso di un capriccio. Non è un comportamento cattivo e non dovrebbe essere considerato come tale. Quando una persona è completamente sopraffatta e non è in grado di esprimersi, in maniera appropriata, è comprensibile che il risultato sia un crollo.
I crolli non sono l’unico modo con cui una persona nello spettro autistico può esprimere la sensazione di essere sopraffatta. Si possono verificare comportamenti meno esplosivi ma molto comuni come rifiutarsi di interagire, ritirarsi da situazioni difficili o evitarle del tutto.
Identificare la causa è fondamentale: problemi sensoriali, cambiamenti nella routine oppure l’ansia, sono fra le cause più consuete. Io scrivo sempre gli eventi che accadono prima e dopo una crisi di Ares. Ancora non credo di aver identificato TUTTE le cause, ma sono comunque sulla buona strada: le cause delle crisi di Ares sono la consapevolezza della sua condizione (quindi pensieri che gli provocano sofferenza), la stanchezza, i rumori estremamente forti, la mancanza, a volte, degli strumenti necessari per esprimersi come vorrebbe.
In funzione di queste cause ho sempre usato i seguenti supporti:
- storie sociali
- calendari visivi con effetto sorpresa, per prevedere gli imprevisti
- lavoro continuo sulle emozioni
- esercizi per aumentare il linguaggio
- lavoro sulle abilità sociali per aumentare l’indipendenza
Insomma tutto quello che può contribuire all’affermazione della sua personalità e di conseguenza che lo può rendere più sereno.
Anticipare un crollo
Molte persone autistiche mostreranno segni di angoscia prima di avere un crollo. Possono iniziare a mostrare segni di ansia come l’autostimolazione, cercare rassicurazione attraverso domande ripetitive o segni fisici come il dondolio o rimanere molto fermi. Ares, ad esempio, fa domande ripetitive o resta isolato per un po’ di tempo.
In questa fase, potrebbe esserci ancora la possibilità di prevenire il crollo. Le strategie, che metto in pratica più spesso includono la distrazione, la diversione e, soprattutto, il controllo della respirazione.
All’inizio, vi dico sinceramente, non credevo avrebbe avuto un granchè di successo il mio sistema, ma col passare del tempo mi rendo conto che è un’ottima via per anticipare crisi più violente.
Come faccio?
Ho insegnato ad Ares a respirare. Mi porto dietro un insegnamento del corso pre parto, in cui la Dottoressa ci insegnava le tecniche di respirazione per partorire nella maniera giusta. Lei insisteva sull’aria da inspirare profondamente con il naso, trattenere il più possibile e poi espirare con la bocca fino a tirar fuori l’ultimo, ma davvero ultimo poco di aria che ci rimane.
E’ una tecnica che uso tuttora al posto del conteggio delle pecorelle, quando non riesco a dormire: mi bastano due azioni come quelle che ho descritto e riesco a dormire velocemente.
Come insegnare visivamente questa tecnica di respirazione?
Ho pensato a questa sfera: la sfera di Hoberman, la quale riproduce le tecniche di respirazione profonda. Espandere e contrarre lentamente la sfera è un ottimo supporto visivo per insegnare ai nostri figli a fare respiri profondi.
Per iniziare chiedi a tuo figlio di inspirare profondamente dalla pancia mentre espandi lentamente la Sfera di Hoberman. Mentre tuo figlio respira puoi farli mettere le mani sulla pancia in modo che possa sentire come si espande come se fosse un pallone. Una volta che i polmoni sono pieni d’aria e la sfera è rotonda, chiedi a tuo figlio di trattenere il respiro contando fino a 3.
Quindi fallo espirare lentamente mentre chiudi lentamente la sfera. Puoi chiedere a tuo figlio di mettere le mano sulla bocca in modo che possa sentire l’aria uscire.
Io ripeto questo esercizio anche 6 volte al giorno. A volte non lo faccio perchè usciamo oppure si è impegnati in altre attività, ma quando sono a casa lo faccio sempre.
Si tratta di un semplice esercizio di autoregolazione che però può diventare un potente strumento per aiutare a calmarsi e a concentrarsi. Tenete presente che oramai è lo stesso Ares, il quale, autonomamente, adotta queste tecniche di respirazione, oppure conta fino a dieci, quando sente che sta per avere una crisi.
QUI trovate alcune crisi di Ares di quando era piccolo e il modo con cui le gestivo.
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