La domanda più frequente che mi viene posta dai genitori è “Come faccio a sapere se sto facendo abbastanza per mio figlio?”. Beh, vi posso subito assicurare che già ponendovi questa domanda, dimostrate che state facendo abbastanza.
Uno dei migliori consigli sulla genitorialità che abbia mai ricevuto è questo: proprio come i bambini seguono una curva di apprendimento, anche noi genitori la seguiamo, quindi non essere troppo duro con te stesso e ricorda sempre che se ami tuo figlio e fai tutto quello che riesci a fare con amore, non puoi sbagliare.
Le situazioni che provocano i dubbi della maggior parte dei genitori riguardano, in linea di massima, 3 fattori:
- Fino a dove posso spingerlo ad osare. Non sto tirando troppo la corda?
- Se non fa niente di appropriato tutto il giorno: non legge un libro, non gioca, non fa i mestieri di casa, ma sta sempre a fare stereotipie e a ripetere in continuazione le stesse cose, sono io che non sto facendo abbastanza?
- Dove sto sbagliando se fino a ieri era migliorato tantissimo e oggi invece lo vedo totalmente regredito?
Io dico sempre che la qualità che più ammiro, sia in genitori che in docenti di persone autistiche, è quella di INFORMARSI. Ritengo che conoscere le caratteristiche dell’autismo, conoscere le terapie che esistono e i modi con cui comportarsi ogni giorno, siano alla base del vero amore per il proprio figlio o studente con disabilità.
Elogio sempre i docenti che mi scrivono alla ricerca di un’informazione su come insegnare, su come districarsi in classe con un alunno irrequieto. Elogio anche i genitori, che a volte si sentono inadeguati e pensano davvero che non sono in grado di affrontare la diagnosi, ma nel frattempo mi scrivono per sapere come affrontare una determinata situazione.
Nella pratica, lo sappiamo, non sempre i risultati sono di nostro gradimento, ma l’istinto, soprattutto di un genitore, non si sbaglia mai! Conosci tuo figlio più di chiunque altro, quindi abbi fiducia nella tua personale esperienza.
Crescendo, posso dire che le cose che più apprezzo dai miei genitori sono quelle più semplici: un orecchio che mi ascolta, una spalla su cui appoggiarmi e piangere, un grande abbraccio, parole di conforto quando ne ho bisogno e un corpo dove sedermi e sentirmi al sicuro.
In questi 20 anni di Ares, e, soprattutto, dopo la sua diagnosi ho imparato questo:
- Quando ricevi una diagnosi di autismo, scopri chi sono i tuoi veri amici e chi sono gli alleati più fedeli della tua famiglia. Risulta difficile accettarlo, ma in fondo, pensaci: non hai bisogno di persone che non accettino te e tuo figlio.
- Se vuoi migliorare tuo figlio, devi innanzitutto, cambiare te stesso. Per aiutare Ares sono diventata più paziente, più flessibile, concentrata e comprensiva.
- L’autismo è imprevedibile: Ares mi sorprende sempre, quasi quotidianamente.
- Se hai altri figli normo tipici, ti dovrai sforzare per dare loro l’attenzione di cui hanno bisogno. È facile mettere da parte i bambini normo tipici, ma loro sono in una situazione ancora più difficile della nostra: almeno noi abbiamo scelto di essere genitori, ma loro non hanno scelto nulla.
- Prova a vedere il mondo dal punto di vista di tuo figlio: è questo il mio pensiero quotidiano e la mia strategia più efficace, quella che metto in pratica per aiutare Ares.
- Trova l’insegnante o il terapista giusto e tuo figlio migliorerà. Ho scoperto, col passare del tempo, che il terapista è più importante del tipo di terapia. È essenziale che il terapista stabilisca una relazione simbiotica e calorosa con tuo figlio. A volte le persone che lavorano con Ares non sono di mio particolare gradimento, ma brillano con lui, ed è la cosa più importante. Temple Grandin ha detto: “Non sottolineerò mai abbastanza l’importanza di un buon insegnante”.
- Quasi tutto ciò che riguarda l’autismo è difficile, ma non proprio tutto. Ad esempio, una persona autistica non mente mai. Prova a trovare un politico con questa qualità!
- Devi pensare in grande per tuo figlio – se non lo fai tu, chi lo farà?
- Soltanto perchè non può parlare non significa che non capisca: anzi, spesso capiscono molto di più di quello che crediamo. Ecco perchè bisogna assolutamente evitare di parlare di nostri figli come se loro non ci fossero. Potremmo provocare in loro reazioni che poi ci sembrano nate dal nulla.
- Cercare di aiutare i nostri figli a comunicare meglio e a diventare sempre più indipendenti non significa che non li amiamo per quello che sono. Le persone autistiche ad alto funzionamento riescono a fare le proprie scelte e a vivere in modo indipendente. Le persone a basso funzionamento, invece, hanno bisogno di più aiuto, ma ciò non significa che le amiamo di meno. In quanto genitori, è nostra responsabilità aiutarli a imparare il più possibile.
- Ogni vita conta e credo che mio figlio sia importante per il mondo quanto lo sono gli altri. “Il mondo, come dice Temple Grandin, ha bisogno di tutti i tipi di mente”
- L’autismo non significa che tuo figlio non abbia la sua personalità. Ricorda quindi che non tutto quello che affronti ogni giorno è riconducibile all’autismo.
- Preoccupati sempre di creare un ambiente sereno attorno a tuo figlio. Parlagli sempre in maniera positiva. I nostri figli sentono sempre la parola “no”. Ai bambini autistici viene costantemente detto che ciò che stanno facendo è sbagliato. Prova ad apportare correzioni, ma nella maniera più positiva possibile.
- Ogni tanto concediti una pausa perché nessun altro lo farà per te. Sebbene i genitori non siano più ufficialmente accusati dell’autismo dei loro figli, come lo eravamo durante l’era della teoria della “madre frigorifero”, le persone sono spesso critiche nei nostri confronti. Alcuni addirittura sembrano sapere esattamente cosa fare al posto nostro, con i nostri figli, ma tu sai che in realtà nessuna di queste persone potrebbe gestirli nemmeno per un’ora.
- Ricorda sempre di comunicare agli altri la disabilità di tuo figlio, sii sincero! Fai sapere loro perché hai bisogno di un programma flessibile al lavoro, fai sapere loro perché devi sempre portare tuo figlio a terapia, fai sapere loro com’è tuo figlio realmente. Se dai una possibilità alle persone, spesso si dimostrano davvero utili.
Ai nostri figli viene assegnato il compito estenuante di entrare sempre nel mondo degli altri. Io, personalmente, amo invece i momenti in cui gli altri fanno uno sforzo per entrare nel mondo dei nostri figli perchè finalmente possono essere se stessi, sfogarsi, piangere e sentirsi confortati dal fatto che hanno qualcuno che li ama abbastanza da ascoltarli e supportarli, semplicemente.
Credi in tuo figlio. Abbi fede nel fatto che il cammino che stai percorrendo insieme, se è pieno di amore e dedizione, è e sarà sempre la strada giusta. Crescere una persona autistica significa imparare sempre: dobbiamo stare al passo con le nuove terapie, con i nuovi integratori, passiamo la vita a sfiancarci per insegnanti nuovi, scuole nuove, situazioni nuove, soltanto il pensiero del dopo di noi ci sfinisce. L’elenco, che ci tiene svegli la notte, è davvero lungo!
Per tutti questi motivi sì, stai facendo abbastanza per tuo figlio! E non azzardarti a averne dubbi!
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