Soltanto perché non può parlare non significa che non capisca

 

 

Quando le persone non parlano prevale spesso la tendenza a immaginare che non capiscano quello che diciamo e quindi smettiamo di parlare con loro, oppure parliamo come se loro non fossero presenti.

Ciò significa che uno studente, che è già isolato, non essendo in grado di comunicare in modo efficace con gli altri, viene circondato dal silenzio e le persone attorno a lui scelgono di non interagire in nessun modo.

Sono tanti gli studi che suggeriscono che quando una persona ha un modo per comunicare efficacemente (sia con parole, immagini o altri mezzi), gli altri tendono a parlargli di più. E menomale, ci verrebbe da dire, perchè meno persone parlano con te, meno impari e meno opportunità hai di migliorare la comunicazione. Di conseguenza la mancanza di comunicazione scatena poi tutta una serie di comportamenti problema difficili da risolvere.

Esiste uno STUDIO che sostiene che i bambini non verbali possono cominciare a parlare anche oltre i 4 anni e persino durante l’adolescenza. Gli scienziati del Centro per l’autismo e i disturbi correlati, a Baltimora, hanno esaminato le informazioni su 535 bambini di età compresa tra 8 e 17 anni, con diagnosi di autismo e con gravi ritardi linguistici all’età di 4 anni. A 4 anni, i loro ritardi linguistici spaziavano dal non parlare affatto ad usare parole singole o frasi senza verbi.

I ricercatori hanno scoperto che, in realtà, la maggior parte di questi bambini ha acquisito abilità linguistiche. Quasi la metà (il 47 percento) ha parlato diffusamente. Oltre i due terzi (70%) potrebbero parlare con frasi semplici.


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Quindi, come aiutiamo questi studenti a partecipare in classe? Questi sono i consigli della Professoressa Christine Reeve, docente da più di 30 anni e che ha impiegato buona parte della sua vita a formare i docenti di sostegno.

  1. Parla con loro come se fossero ragazzi normo tipici. Includi sempre lui (o lei) nelle conversazioni con altri studenti.
  2. Fai loro domande alle quali corrispondano risposte relative ad un comportamento non verbale come sì / no (anche indicando delle foto ad esempio). Se non riescono a discriminare le immagini, dai loro una foto e ripeti loro la domanda alla quale devono rispondere anche con un gesto indicando quella foto.
  3. Parla con gli altri studenti per ricordare loro che soltanto perché lui o lei non può parlare, non significa che non dovremmo relazionarci. Se si imposta l’esempio di farlo sempre non sarà difficile per loro ricordare questa lezione.
  4. Ricorda, come docente, che lo studente può capirti, anche se non può parlare. Quindi, stai attento a parlare di lui di fronte a lui. Come capita con un allievo verbale e normo tipico, anche se pensi che non può capirti, ti capisce eccome, e anche più di quanto te l’aspetti.
  5. Dagli un ruolo nella tua classe che possa svolgere senza necessariamente parlare. Ad esempio,  potrebbe essere quello che spunta le attività realizzate, quello che segna nel registro. Pensa al tuo programma giornaliero e cerca di inventare almeno 1 modo in cui questo studente può partecipare attivamente a ciascuna attività. Cosa può fare, oltre a sedersi e ascoltare?

Altri consigli che mi sento di darvi sono questi:

  1. Fai errori evidenti: i ragazzi autistici sono molto bravi a individuare gli errori di, ad esempio, le canzoni che conoscono. Quindi fai un errore eclatante perchè ciò potrebbe innescare una risposta verbale nel tentativo di correggere il tuo errore. E’ una tecnica semplice ma che potrebbe avere risultati significativi. QUI trovate un articolo dove ho inserito un video con degli scherzi ad Ares per farlo parlare di più. Inserisco ad esempio una molletta nelle scarpe, oppure gli do lo yogurt senza il cucchiaino: tutti errori voluti per incoraggiare le sue richieste.
  2. Cambia improvvisamente la routine: ad esempio inizia sempre la giornata facendo qualcosa di ben visibile, come per esempio contare le sedie dell’aula, gli scalini. E poi un bel giorno smetti di farlo. Sono sicura che il bambino lo noterà e questo potrebbe innescare una richiesta comunicativa.
  3. Incoraggiate sempre il gioco interattivo: canti, recite, cercando sempre di essere posizionati davanti al vostro allievo in modo che veda, proprio all’altezza dei suoi occhi, cosa cantate e come lo fate.
  4. Concentrati sulla comunicazione non verbale: cerca di esagerare i gesti e di cambiare la voce quando parli con un bambino non verbale. I gesti e anche il contatto visivo sono alla base di un futuro linguaggio. Imita i vocalizzi del bambino e incoraggialo ad imitare i tuoi.
  5. Esplora i suoi interessi: e quindi usali per comunicare con lui. Se ad esempio al bambino piacciono gli uccelli, o le forme, o gli aerei, potete giocare con lui dicendo a voce alta il nome di ogni aereo. Lui è talmente interessato a questo argomento che è capace che comincia a dire con te i nomi giusto, o almeno a provarci.
  6. Non anticipare mai il tuo allievo. Quando ti chiede qualcosa lasciagli sempre il tempo di elaborare i pensieri e sii veloce quando osservi che cerca di dire qualcosa con un gesto o simile. Così facendo il bambino capirà la potenza della comunicazione
  7. Semplifica il tuo linguaggio: ad esempio se si tratta di un bambino che non dice nulla, usa parole singole. Se poi comincia a dire parole singole, alza la posta e comincia a usare due parole, e così via. Cerca sempre di usare una parola in più rispetto a quelle che usa il tuo allievo, per incoraggiare il suo linguaggio.

L’elemento però, più importante in assoluto, è offrire a questi studenti un modo per comunicare. Qui di seguito vi inserisco alcune immagini con oggetti che uno studente non verbale potrebbe desiderare per fare delle richieste. Le richieste sono in genere la funzione più importante della comunicazione ed è con le richieste che di solito cominciamo sempre ad insegnare a comunicare con gli altri. Ci sono immagini e ci sono anche idee su come gestirle.

 

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Fonti: autismclassroomresources
tes.com
autismspeaks

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