AUTISMO.  PARLIAMO DELLA  PUNIZIONE

Dunque,  premessa: questo è un tema delicato, personale, ogni ragazzo autistico è diverso secondo la gravità, il carattere, le patologie correlate, il vissuto, la propria storia, di conseguenza io so perfettamente che ogni genitore si arrangia secondo le risorse che ha a disposizione.

C’è chi riesce a fare terapie, e quindi a disporre di strumenti più adatti per comportarsi in un modo o in altro, c’è chi invece delega i propri figli ad altri perché deve lavorare (parenti, baby sitter), c’è chi cresce i figli con autismo da sole/i,  e magari è più stressato, insomma le situazioni sono tante.

Una però è la costante sicura: le crisi di nostri figli con autismo esistono, spesso sono molto gravi, e lo Stato non sempre interviene (diciamo quasi mai) per venire incontro a situazioni dove davvero il disagio è latente, costante e palese.

E’ capitato in passato che Ares facesse del male a me, a sua sorellina oppure a suo padre. Anche a qualche insegnante se era particolarmente nervoso. Di solito le crisi non sono visibilmente prevedibili. A volte sfociano all’improvviso senza un’apparente avvisaglia, poi però approfondendo e raccogliendo dettagli, ci si accorge che il ragazzo, in qualche modo, aveva “comunicato” l’imminente arrivo della crisi.

Non mi soffermo però sulla crisi in sé, di cui fra l’altro ho già parlato qui  e qui , bensì sulla PUNIZIONE.

Prima però vi faccio vedere il tipo di punizione che adopero con Ares:

Ecco, tutto qui: si tratta di tenerlo seduto (previo avviso), sul pavimento non più di un minuto e mezzo. Io imposto il timer e quando suona lui già sa che si può alzare. A seconda della causa per la quale lui sa di essere in punizione, a volte capita che pianga, più per il senso di colpa, che per la punizione in sé. L’obiettivo è soltanto quello di fare in modo che, anche solo per pochi minuti, si confronti in maniera cosciente con l’atteggiamento sbagliato che ha avuto.

Durante la punizione io non lo lascio divertirsi o distrarsi con nulla (nastri, giochi, suoni). Lo guardo a vista, in modo che non si alzi e non rida, né parli, né nulla e, soprattutto, gli ricordo continuamente il perché è lì seduto: “Ares perché sei in punizione?”, e lui quindi mi risponde, così poi io gli spiego che quello che ha appena fatto non è corretto, ecc. ecc.

Come vedete non è una punizione chissà di quale spessore. Ma, credetemi, a lui non piace che io adoperi questo metodo: in qualche modo si sente privato della libertà per qualche secondo. Quando ho capito questo, mi sono detta: è la punizione giusta. E’ come quando con i ragazzi normodotati colpisci là dove sai che si è più fragili: e quindi togli il cellulare per una settimana, oppure la wifi, ecco, lo stesso metodo funziona qui. Io lo so che a lui non piace e per questo la uso come punizione. Non ho altre armi. Ho sempre pensato che la violenza sia davvero inutile con tutti i ragazzi e a maggior ragione con i ragazzi portatori di disturbi come l’autismo.

Penso anche, e lo voglio sottolineare con forza, che la punizione vada messa in atto subito dopo l’evento problematico. Non penso che la punizione abbia nessun senso se eseguita tre ore dopo oppure dopo un giorno. Inoltre,  per quanto mi riguarda, io non adopero la punizione spesso: non è che Ares  urla e va in punizione. NO! La punizione l’ho lasciata per atteggiamenti veramente gravi, come appunto fare del male agli altri. Se la usassi spesso, penso perderebbe forza..

Qualche volta il problema mi si è presentato alle due del mattino ed io alle due del mattino mi sono alzata, con un sonno tremendo e ho messo in punizione Ares (10 secondi) ma era talmente importante impostare un certo comportamento in quel periodo, che io non potevo lasciar stare il problema soltanto perché era notte. A volte i risultati migliori si ottengono con il maggior sacrificio.

Ultima, ma non meno importante è questa considerazione: l’A.B.A. non contempla la punizione, affatto! Se avete un terapista che mette in punizione vostro figlio, cambiatelo. Cercatene uno migliore che adotti altre strategie per affrontare i comportamenti problema di vostro figlio.

Io, se potessi, non userei nemmeno il metodo punitivo, ma a volte non ho scelta. NESSUNA! Ares cresce, e anche in fretta. Sta diventando il più grosso dell’intera famiglia. Io devo avere il controllo della situazione in casa, non esiste che lui prenda il comando. Spesso non riesco nemmeno a rendermi conto che la crisi sta arrivando, quando all’improvviso siamo già graffiati nel corpo (e nell’anima). Mi ritengo fortunata perché le crisi di Ares sono sporadiche e so di ragazzi che davvero hanno crisi violente e difficili da placare.

La strategia della punizione “positiva” la porto avanti finchè non sarò costretta a cambiare piano, ma insomma, come sapete, noi genitori di figli autistici dobbiamo muoverci… un passo alla volta.

Considerazioni importanti sulla PUNIZIONE

  • Il termine punizione NON è NEGATIVO, non ha una connotazione etica o morale
  • Punizione NON va confusa con “violenza”!
  • Pur essendo contrari alle pene corporali si può applicare una punizione.
  • La punizione insegna a una persona cosa NON fare, non che cosa fare …
  • La punizione è un evento che segue il comportamento e diminuisce la possibilità che si ripeta. Se ciò non accade vuol dire che la punizione non ha nessun risultato, quindi cambiate strategia

Considerate anche alcuni aspetti negativi della PUNIZIONE:

  • L’uso della punizione può elicitare aggressività
  • L’individuo potrebbe copiare il comportamento punitivo
  • La punizione si usa nei casi in cui tutti gli altri interventi sono stati inefficaci
  • La punizione si utilizza in quelle situazioni in cui la severità del comportamento problematico è tale da renderne necessaria la soppressione celere e immediata

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: castiglioneuno