Come posso aiutare mio figlio a parlare? Suggerimenti

 

Una delle domande che più mi ponete nei vostri messaggi riguarda il linguaggio. Non sempre è facile offrire suggerimenti senza vedere il bambino, anzi, è quasi impossibile. Di solito se ricevo mail invito a contattarmi sulla pagina Facebook in modo di capire meglio, via chat, quali sono le caratteristiche del bambino perchè, lo sappiamo già: ogni persona è diversa dall’altra e quando si tratta di autismo, si apre un mondo.

Ci sono però alcuni punti fermi sui quali possiamo lavorare per produrre linguaggio e oggi vorrei concentrarmi su quelli, partendo come sempre, dalla mia personale esperienza.

Faccio un esempio: quando Ares era piccolissimo e parlava un 5% di quello che parla oggi, spesso era frustrato ed io più di lui, proprio perchè tendeva a portarmi per mano nei luoghi dove voleva un gioco, del cibo, un biscotto, ecc. Un giorno decisi che era ora di svoltare la situazione.

Gli piaceva l’altalena, tantissimo. E lo portai al parchetto sotto casa. Lui andò sull’altalena e io chiesi: “vuoi che ti spinga?” Nessuna risposta, lui restava seduto. Chiesi di nuovo: “devo spingerti, Ares?” Nessuna risposta, ma cominciò a urlare. Allora iniziai a spingerlo e a fermare l’altalena almeno 5 volte. Ogni volta che la fermavo Ares urlava ed io dicevo “spingi“. Così andammo avanti per almeno una ventina di volte fin quando una di quelle volte in cui fermavo l’altalena sentì un sussurro: “Spi…” E spinsi forte più che mai. Era felicissimo! Aveva capito che un minimo cenno di parola avrebbe provocato una reazione in me e cioè: avrei spinto.

Da quel momento iniziai a creare situazioni per produrre linguaggio. A lui piaceva lo yogurt: io glielo davo senza il cucchiaino. Lui mi guardava ed io lo guardavo con occhi spalancati come per dire: “beh?” Cosa vuoi? E lui mi diceva “cucchiaio”. Quando voleva innaffiare una pianta nella casa in campagna gli davo l’innaffiatoio vuoto e lui restava immobile come per dire: “quindi?” Ed io lo guardavo muta, ma espressiva, come per dire: “vorresti qualcosa?” E lui diceva: “acqua“.

Qualche volta, quando era molto affamato, gli davo la pasta senza la forchetta e mi bloccavo davanti al contenitore delle posate per impedirgli che potesse prenderle autonomamente. Come sempre mi guardava, io lo guardavo senza dire una parola e allora mi diceva “forchetta“. Ed io: “ma Ares che bravoooo, ecco la forchetta“. In altre situazioni gli nascondevo i giochi in barattoli di vetro chiusi e, siccome era piccolo, non poteva aprirli come fa invece ora. Allora lo osservavo mentre guardava il barattolo con le palline dentro, lui mi guardava, a volte continuava a giocare pur di non parlare, ma quando capivo che era arrivato il momento in cui lui non ce la faceva più e le voleva davvero lo scrutavo da vicino e allora diceva: “palla“. “Certo Ares, eccole le palline

Tutto questo per dire che è possibile indurre all’uso della parola senza particolari premi o rinforzi perchè quello che premia il bambino in questo caso è la risposta alla sua richiesta verbale: “se parlo, ottengo qualcosa”. 

Ogni bambino è diverso: alcuni spontaneamente possono parlare perchè capiscono che il tuo silenzio equivale ad una loro richiesta verbale. Altri avranno invece bisogno che tu ripeta la parola prima che loro la possano dire. Ad esempio, se ti offro il foglio senza pennarelli e mi guardi confuso, potrei dirti la prima volta: “cosa vuoi? il pennarello?, ecco il pen na rel lo”, scandendo bene le parole. La seconda volta potrei suggerirti la parola da dire dicendo soltanto: “cosa vuoi? il pennarel...?” E il bambino dovrebbe dire: “lo“. E già questa sillaba deve bastare perchè tu glielo dia perchè il bambino comunque ha parlato. La volta successiva posso ridurre i miei suggerimenti fino ad ottenere dal bambino la parola “pennarello” per intero. 

Evitate quindi di farvi prendere per i pantaloni per portarvi da un oggetto desiderato, evitate di parlare voi al posto di vostri figli. Evitate di rendere loro la vita facile dal punto di vista linguistico. Sollecitate con caparbietà la loro parola. Siate paziente, creativi, non urlate e un risultato arriva sempre. Nel frattempo, si possono sempre introdurre altre forme comunicative come il linguaggio dei segni o la CAA, ad esempio, perchè la cosa più importante è la comunicazione, al di là del linguaggio verbale.

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