Quando il bambino morde

 

 

Quando un bambino morde, soprattutto a scuola, non sempre funzionano le storie sociali oppure i rinforzi positivi dei comportamenti appropriati, tanto meno le punizioni. Oppure, funzionano in principio, ma poi il morso ritorna.

Ciò che va assolutamente fatto è affrontare il problema a monte.

Spesso insegnanti o genitori tendono a indicare il morso come un comportamento “che non ha un’apparente ragione”. Non c’è nessuno che l’abbia provocato. L’altro bambino non gli ha fatto niente. Perchè allora morde? Sembra un mistero!

Invece no, il motivo c’è sempre e la maggior parte delle volte (non sempre) ha a che fare con la comunicazione.

Quando i bambini hanno due, due anni e mezzo, sono normalmente in grado di esprimere i loro bisogni e possono capire e conoscere i loro sentimenti. Un bambino autistico, invece, diventa frustrato per la sua incapacità di trovare un modo migliore per comunicare.

Quindi morde perchè non ha le giuste abilità linguistiche e quindi non trova altro modo di esprimersi e capire gli altri. 

Molti bambini autistici non hanno alcun legame con il linguaggio. Non c’è assolutamente alcuna connessione tra ciò che sentono, il pensiero e il linguaggio. Questi bambini non si rendono ancora conto che il linguaggio è un modo per rendere la loro vita più facile, un modo per comunicare sentimenti e pensieri interni al mondo esterno. Questa connessione linguistica va quindi insegnata, ed è a quel punto che potremmo trovare la soluzione. Gli si deve insegnare quella connessione.

Una volta stabilita la connessione, cambia tutto quasi immediatamente. Per il bambino è una rivelazione incredibile. Tipo, Wow!, questa cosa della lingua è fantastica! Questa cosa della lingua funziona davvero! Ed è da lì che iniziereiInsegnare al bambino il linguaggio è un modo efficace per indurlo a smettere con i comportamenti negativi, come ad esempio: mordere.

Ma non mi riferisco a insegnare le parole, quindi prendere una foto di casa e insegnargli a dire CA SA 8 volte su 10, ma intendo insegnare a usare la lingua, in situazioni reali, con un contesto reale. Vi faccio un esempio, quando Ares era piccolino spesso nascondevo oggetti importantissimi per lui. Giocava con la pista e io nascondevo la macchinetta, così lui iniziava a cercarla. Quindi io, a quel punto, per cercare di entrare in sintonia con lui inserivo la parola “Dove?” in modo di costruire un ponte fra ciò che stava facendo (cercare) e il linguaggio, inserendo così una parola appropriata nel suo cervello.

Ares cercava qualcosa e io dicevo: “Dove?” Dov’è?” Dove potrebbe stare?” Dove pensi che sia?” Cercavo di collegare la parola “Dove?” con quello che stava provando e facendo: “Dov’è la macchina?”

Alla fine, ha detto “Do?” E questa è stata la svolta. In quel momento si rese conto che il linguaggio poteva aiutarlo in un modo fondamentale. Questo è un esempio di come convincere il bambino a mettersi in contatto con il linguaggio. Hai bisogno di una situazione in cui lui sperimenti l’intenzione. 

Volevo che collegasse l’intenzione con il linguaggio. Che scoprisse molto rapidamente come il linguaggio può rendergli la vita molto più facile. Non c’è bisogno di fare i capricci o urlare o mordere o trascinare sua madre al frigorifero per avere un gelato. Può usare il linguaggio in un modo molto più efficiente per rendere la sua vita migliore e molto più facile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I suggerimenti educativi (che ovviamente ho personalizzato in base alla mia esperienza) provengono da questa Fonte:
Rob Bernstein , un terapista educativo specializzato in disturbi dello spettro autistico, ti dà suggerimenti pratici per gestire i problemi comportamentali di tuo figlio. Rob utilizza un approccio cognitivo per capire cosa c’è alla base dei comportamenti in modo che i problemi possano essere risolti. Ha oltre tre decenni di esperienza di lavoro con individui con comportamenti problematici tra cui scoppi d’ira, comportamenti ripetitivi, comportamenti autodistruttivi, percosse, imprecazioni, problemi di comunicazione e mancata comunicazione, problemi scolastici e difficoltà relative agli altri. Rob è anche il genitore di un figlio adulto che è nello spettro autistico.

Puoi lasciare un commento oppure scrivermi