A giudicare dai video che pubblico e dall’impegno che metto in ogni azione, riguardo mio figlio Ares, potrebbe sembrare che sono la classica mamma rompiscatole. Beh, lo sono! Ma non sempre e non con tutto, e se oggi riesco ad avere una vita più serena, nonostante l’autismo, è perché ignoro, continuamente, alcuni dettagli (non sempre piccoli) ma gli ignoro lo stesso.
Ho stilato una lista, (molto personale, non è Vangelo), degli errori più comuni, che spesso, molti genitori commettono quando arriva l’autismo nelle loro vite:
- Cercare di nascondere la diagnosi: non campi più! Devi stare sempre a giustificare perché non ti presenti alle feste, oppure perché ti presenti e tuo figlio non vuole partecipare al Gioco dell’oca o al “tanti auguri”. Dillo subito a tutti, e togliti un peso immane. Se ti vergogni della condizione di tuo figlio, come puoi pretendere che gli altri lo accettino?
- Deprimersi, piangere, disperarti, non sentire e vedere nessuno: “la mia vita oramai è finita“. Ma neanche per sogno! Capisco un periodo di “morte” breve: due giorni per piangere ci sta. Ma poi basta, bisogna lavorare, capire, cercare informazioni nel Web, trovare il mio Blog e rimboccarsi le maniche.
- Aspirare a ottimi voti scolastici: macchissenefrega, no? L’importante è che Ares vada volentieri a scuola, che i docenti dimostrino disponibilità e professionalità e che mio figlio stia bene nel contesto scolastico. Dei voti, Diplomi, Lauree, sinceramente, non m’interessa nulla.
- Pensare che tutto quello che fa tuo figlio sia riconducibile all’autismo: errore terribile. I nostri ragazzi sono anche adolescenti, bambini ansiosi e capricciosi, ragazze con paure, complessi. Non tutto è autismo!
- Attristirsi per i parenti e gli amici che si allontanano: credetemi, meglio soli… Dio vede e provvede (dice un famoso detto).
- Cercare di sistemare tutto e subito: impossibile! Spesso ho cominciato con le tabelline ma poi sono subentrati altri problemi e ho dovuto abbandonarle, e l’ho fatto volentieri. Una delle cose che ho imparato con l’autismo è il valore dell’imperfezione e anche della normalità. Non basta una vita per insegnare tutto, quindi, per ogni età, concentriamoci sulle cose più importanti per quell’età.
- Paragonare continuamente tuo figlio a quelli della sua età: NON SI FA. Soprattutto se ha un ritardo mentale e nella diagnosi è indicato che non ha realmente la sua età anagrafica, è inutile che tu tenda sempre a paragonarlo agli altri compagni di scuola o ai figli normo tipici dei tuoi amici. Qualche piccolo puntino di invidia ogni tanto è concesso (siamo umani) ma senza esagerare. Abbiamo figli stupendi e non ci serve che lo sappiano gli altri. Lo sappiamo noi!
- Pensare che tuo figlio non ti ama abbastanza perché non riesce a dirlo o a esprimerlo come vorresti. Vi racconto una storia: un giorno una mamma andò a trovare suo figlio adulto autistico al centro diurno perché sentiva che non stava bene. Quando arrivò all’Istituto lo trovò rannicchiato e pensieroso e appena si avvicinò, il volto del figlio, grave e non verbale, cambiò completamente, diventò sorridente e l’abbracciò fortissimo. I nostri figli ci amano eccome, e hanno tanto bisogno di noi!
- Pensare sempre al figlio che avresti potuto avere al posto di quello che hai: non esiste nessun bambino normale nascosto dietro l’autismo del tuo. L’autismo e tuo figlio sono inscindibili. Lotta per migliorarlo sempre, ma non farlo sentire mai il figlio sbagliato.
- Cedere alla stanchezza: non noi! Non possiamo…e non dico altro.
Infine: un mio consiglio personale, che potete anche evitare, ma è davvero un consiglio dal cuore: non pensiate all’autismo soltanto come a un problema mentale, le cui problematiche si risolvono soltanto con terapie comportamentali. La mia esperienza mi dice che Ares migliora anche con il Magnesio e la B6, a volte sospendendo gli zuccheri, sovente con i probiotici di ultima generazione. Quindi, visto che i medici non riescono a lavorare insieme per darci risposte più complete, cercate di scegliere un dottore per vostro figlio con una mente aperta, e almeno così si avrà una visione più ampia di come va trattato l’autismo… senza psicofarmaci, preferibilmente.
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