Guardate questo video di Ares la prima volta che si scopre davanti allo specchio.
A distanza di 20 anni, Ares oggi è più o meno così come lo vedete nel video, Ha un rapporto di amore/odio con gli specchi. E’ come se non avesse mai superato questa fase di scoperta. Si specchia in continuazione e non lo fa per vanità, almeno non… credo.
Considerate che Ares in macchina (sedile posteriore) pretende spesso che lo specchietto retrovisore sia posizionato in modo che lui possa vedersi durante il viaggio, situazione non sempre possibile perchè lo specchietto ha una funzione specifica per il guidatore e se lo si sposta la sua funzione viene totalmente meno.
Inoltre, abbiamo scoperto che quando Ares ha uno specchio davanti si distrae enormemente, tant’è vero che la svolta nella vestizione l’ha raggiunta quando gli abbiamo chiesto di girarsi completamente e da quel momento ha iniziato a cambiarsi senza sbagliare.
Spesso, durante le sedute di terapia A.B.A, abbiamo dovuto cambiare Ares di postazione per evitare che si distraesse guardandosi allo specchio. Insomma, Ares è abbastanza condizionato dalla sua immagine riflessa.
Con sua sorella Yara, attentissima a questi dettagli della vita del fratello, abbiamo deciso di indagare per capire di più su questa sua mania, La nostra indagine è stata fatta per pura curiosità, per desiderio di capire e non perchè crediamo che ci sia qualcosa di sbagliato nella voglia di Ares di specchiarsi.
La percezione di se stessi
All’incirca i 18 mesi, i bambini iniziano a prendere consapevolezza della propria immagine davanti allo specchio. Dal quel momento in poi lo specchio diventa uno strumento fondamentale per rappresentare il proprio volto, la propria immagine, Infatti i giochi con lo specchio in questa fase andrebbero incoraggiati affinchè il bambino acquisisca sempre più consapevolezza di sè.
Nel caso dell’autismo
BPS Research Digest ha messo in luce questo studio pubblicato in un numero di Autism , che afferma di descrivere un tipo di sottile differenza comportamentale tra bambini autistici e bambini con sviluppo tipico.
I bambini autistici, hanno ipotizzato, agirebbero in modo diverso nei confronti delle proprie immagini allo specchio rispetto ai bambini piccoli con sviluppo tipico o ai bambini con ritardo dello sviluppo — ma non autistici — (in questo caso affetti dalla sindrome di Down) di età simili ai bambini autistici. Si guarderebbero allo specchio per interagire con la propria immagine e userebbero lo specchio, per parecchio tempo, anche per guardare le cose dietro di loro, gli oggetti, giocattoli, mobili, ecc.
Tuttavia, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, visto che le persone autistiche evitano spesso il contatto visivo, nello studio non differivano molto da quelle con sviluppo tipico per quanto riguarda il tempo trascorso a guardare i propri volti.
I bambini autistici differivano anche dagli altri due gruppi nel tipo di cose che facevano davanti allo specchio; i bambini autistici, indipendentemente dal fatto che si riconoscessero allo specchio o meno, passavano molto meno tempo a cercare di relazionarsi socialmente con le loro immagini riflesse. Quello che facevano invece variava a seconda che capissero o meno che stavano guardando se stessi: i bambini autistici che hanno superato il test MSR di consapevolezza di se, passavano la maggior parte del loro tempo a sperimentare con lo specchio, inclinandolo per vedere le cose intorno alla stanza, mentre i bambini autistici che non riuscivano a riconoscere i propri riflessi passavano più tempo semplicemente a guardare la persona allo specchio.
Ho letto diversi articoli prima di scrivere su questo argomento e soltanto in alcuni casi, soprattutto di autistici di livello 1 o Asperger, ho trovato esperienze di repellenza nei confronti dello specchio. La maggior parte degli autistici, di ogni livello, tende ad esserne attratto. Addirittura ho letto di un bambino i cui genitori hanno dovuto coprire tutti gli specchi da casa perchè passava ore e ore a guardarsi, a discapito, spesso, dei compiti sociali.
Parlando di questo studio con Yara, la sorella di Ares, abbiamo concluso che ad Ares potrebbe piacere specchiarsi per vari motivi: uno è la prevedibilità. Ares sa che qualunque gesto faccia lo ritroverà inequivocabilmente uguale riflesso allo specchio. Inoltre, oramai sa perfettamente riconoscersi e gli piace giocare con la sua immagine riflessa, che non finisce mai di conoscere. Forse, abbiamo ipotizzato, per lui è affascinante questa cosa di rivedersi in uno specchio. E infine pensiamo che si diverta a gesticolare e a ballare rivedendo la stessa immagine dall’altra parte.
Ovviamente sono tutte ipotesi ma sono certa che nn dovremmo essere così lontane dalla realtà. E voi cosa ne pensate’ Quale rapporto hanno i vostri figli con lo specchio? Aspetto i vostri commenti nella pagina Facebook di autismocomehofatto
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