Autismo. L’importanza della cura e igiene personale

La disabilità di nostri figli è spesso ben visibile: stereotipie, ecolalie, salti, bizzarrie varie. Mi chiedo per quale motivo dobbiamo accentuare il loro già palese handicap con la trascuratezza personale.

Vedo in giro tanti ragazzi e ragazze trascurati: occhi sporchi, la solita tuta alta fino al petto con elastico “perchè è più comoda”. Alcuni ragazzi in età adolescenziale e con gli ormoni impazziti, maleodoranti e sporchi. Ma perchè! Perchè a volte non riusciamo ad accostare bellezza e disabilità, cura ed handicap?552155_10151105308884820_1662421794_n

“Non è la priorità” -dicono alcuni genitori. Altri: “devo risolvere così tanti problemi che figurati se mi preoccupo anche del suo aspetto”. Ed altri ancora: “diventa nervoso/a se gli pulisco gli occhi”. “ma che gli frega, manco se ne accorge”. Insomma…

Anche Ares diventa nervoso se gli si puliscono gli occhi e sapete cosa ho fatto?: gli ho insegnato a pulirli da solo. Quindi il mio intervento oramai non serve se non per fargli notare eventuali sporcizie.

E’ prassi a casa mia, da quando Ares ha 13 anni, il lavaggio delle ascelle. Perchè così va fatto, con l’adolescenza la sudorazione aumenta, e non posso permettermi che Ares vada a scuola e frequenti i suoi compagni, maleodorante e trascurato. Non esiste! Dietro ogni disabile c’è una persona e la dignità della persona passa anche attraverso la propria cura.

Ares porta la tuta sì, ma quando c’è sport.  Altrimenti porta dei pantaloni jeans come tutti i ragazzi della sua età, e gli ho anche insegnato ad abbottonarli, in modo che possa farlo da se. Tira su le zip, sa perfettamente che il deodorante oramai è d’obbligo, e anche il profumo. Indossa sempre una maglietta pulita al giorno (perchè suda tanto) ed è stato abituato a rendersi conto quando un pantalone è sporco, così, lo mette da solo in lavatrice.

Quando ha avuto forfora lo invito a lavarsi i capelli più volte, con appositi shampoo, per evitarla il più possibile. Perchè se lo si abitua ad essere pulito non potrà poi prescindere dall’esserlo in futuro. 

Ares è stato anche abituato a “notare” quando gli si è sporcata la maglietta, ad esempio. Lo portavo davanti allo specchio e gli dicevo: “cosa è successo alla tua maglietta?”. Lui rispondeva: “è sporca” -“ah ecco, è sporca, quindi?”. E lui diceva: “la devo mettere in lavatrice”.

Col tempo si è talmente abituato ad accorgersi che lo fa in automatico.

A causa delle caratteristiche dell’autismo, che compromettono molto le abilità e l’autonomia, molti ragazzi crescono senza la possibilità di conoscere pienamente il proprio corpo e di sperimentarlo: sono gli altri che conoscono il tuo corpo, perché lo toccano e lo maneggiano continuamente per le attività della vita quotidiana.

Le persone che maggiormente “intervengono” sul corpo dei disabili sono i familiari, che diventano quindi il primo specchio di quel corpo: una famiglia che è squalificante verso un corpo, o addirittura rimuove la presenza di un corpo, favorisce anche nel figlio la rimozione del corpo, e questo vale per tutti, non solo per le persone disabili.

Spesso l’intervento sul corpo è mirato alla “cura” del deficit, in termini sanitari-riabilitativi, tralasciando un’idea di cura di sé che aiuti la persona a “stare bene”, in primis ,con se stessa e poi con l’altro.

Per questo motivo, il prendersi cura della propria dimensione esterna è necessario e funzionale all’adattamento nella realtà in cui viviamo e non rappresenta uno step da tralasciare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Corriere sociale