Potrebbe sembrare scontato dirlo, ma qualche genitore e anche qualche terapista, a volte se lo dimentica: un conto è la terapia fatta a casa senza distrazioni, a tavolino, nel totale silenzio, un altro è lavorare in classe con il rumore, i giochi da condividere con gli altri, le distrazioni, ecc.
Esistono degli esempi:
- se si presenta un comportamento problema, a casa si può ignorare, ma in classe? Impossibile ovviamente, si fermerebbe la lezione a discapito degli altri compagni
- il bambino usa un gioco in maniera inappropriata (esempio li lancia), a casa è possibile nasconderli, ma a scuola? Impossibile, si arrabbierebbero gli altri bambini della classe
Ecco perchè diventa fondamentale stabilire strategie di intervento a scuola DIVERSE da quelle che si mettono in pratica a casa. Una crisi gestita a casa non ha la stessa connotazione di una crisi gestita a scuola.
La terapia (qualunque essa sia) non basta se si riduce al solo contesto domestico. Affinchè i risultati arrivino deve essere coinvolta per forza anche la scuola. Con ciò intendo, non soltanto inviare un reso conto di quanto trattato a casa in una supervisione oppure durante la terapia stessa, bensì far partecipare anche i docenti, in modo di definire personalmente le modalità di intervento anche a scuola.
Da quando Ares va in prima elementare le supervisioni si fanno a scuola perchè è lì che si osservano gli spazi, che si percepisce la situazione reale che poi accompagna il bambino durante la lezione.
Deve essere prassi coinvolgere gli insegnanti nelle terapie che segue il bambino.
Spesso, nelle supervisioni di Ares, partecipavano anche docenti di altre classi, proprio perchè l’incontro diventa una specie di corso di formazione, e si tratta di insegnamenti che rimangono per altri anni e altri bambini.
Nelle supervisioni a scuola si decide come agire se Ares si alza continuamente, si analizzano i problemi didattici, si simulano addirittura strategie di intervento con Ares in presenza, in modo che i docenti vedano e provino anche la giuste strategie d’intervento.
Un genitore non può limitarsi ad informare al docente il modo con cui ha gestito una determinata situazione a casa, perchè può darsi che quella strategia non vada bene per la scuola, e automaticamente si blocca la catena della collaborazione.
E’ bene sempre considerare che a scuola esistono un miliardo di componenti che incidono nelle attività che realizza il bambino, nei suoi problemi sensoriali e di conseguenza nei suoi progressi.
Il connubio scuola famiglia terapista è essenziale per il benessere del bambino, di conseguenza tutte le figure che gli stanno attorno devono, quindi, essere coinvolte.
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