Educare un bambino normo tipico non è semplice, figuriamoci uno con disabilità e, peggio ancora, figuriamoci educarne uno autistico.
Sono stata spesso in case di ragazzi autistici e ho assistito a scene desolanti: ragazzi che prendono da mangiare e lasciano la carta per terra, scarpe e calzini sparsi un po’ ovunque ed altri che prendono il cellulare o il tablet e non lo mollano più per nessuna ragione al mondo. PER CARITA’!
Non esiste! Ditemi quello che volete, ma a casa mia non funziona così. E credetemi, non è teoria. Se venite da me potreste constatarlo all’istante da piccoli dettagli:
- Se Ares prende una bibita in frigo, poi deve richiudere la bottiglia e riporla nello stesso posto
- Se toglie le scarpe deve rimetterle nell’armadio (a volte le lascia in giro, ma se lo scopro lo chiamo e lui, senza che glielo chieda, sa già cosa deve fare)
- Se mangia uno yogurt, deve poggiare il cucchiaino sporco nel lavello e buttare il vasetto nel cestino
- Se strappa una carta perchè gli va di farlo deve poi andare nello stanzino e prendere scopa e raccoglitore per pulire
- Non prende mai la merenda prima dell’orario previsto
- Non prende mai il tablet prima dell’orario previsto
- Se versa dell’acqua per terra deve prendere lo Scottex e asciugare
- Se scopro che ha preso le pizzette prima del tempo lo privo di qualche abitudine per alcuni minuti, ad esempio gli do il tablet alle 17 invece che alle 16.
- Ho stabilito la regola che è Ares chi porta la cassa d’acqua fino alla cucina quando arriva la spesa a casa (non è sfruttamento, è che lui ha 21 anni e a me la schiena scricchiola)
- E’ Ares chi apparecchia la tavola per la cena, tutti i giorni alle 19 e 30.
- E’ Ares ad alzarsi per prendersi da bere. Nessuno gli porta mai da bere a meno che non stia facendo un compito serio. A volte si inventa persino che sta male per non alzarsi, ma lo scopro subito
- Ad Ares è stato insegnato da piccolo a rispondere quando lo si chiama. Deve alzarsi oppure rispondere: “Sì”! Abilità utile per tante situazioni. Ci sono ragazzi ai quali non è mai stato insegnato come rispondere quando li si chiama
- Ares non può abbassare la TV quando la sta vedendo la sorella e non può alzare la musica del suo telefono se a qualcuno da fastidio. Se vuole ascoltare la sua musica deve andare in camera, esattamente come fa la sorella.
- Ad Ares nessuno gli lava le ascelle o i denti o gli allaccia le scarpe. Nessuno gli mette il pigiama o lo veste. Nessuno mette i suoi panni sporchi nell’apposita cesta. Fa tutto lui!
Sono cattiva? Può darsi. Ma secondo me, molti genitori viziano i loro bambini e ragazzi nascondendosi dietro la loro disabilità, senza accorgersi che così facendo minano il loro sviluppo, la loro crescita e la loro autonomia.
Leggete la testimonianza di questa ragazza normo tipica di 18 anni che ha un fratello con disabilità: ” io adoro mio fratello, è buono, gentile, affettuoso e, tutto a modo suo…è “speciale”, ma delle volte è uno speciale”********” perchè???
“Perchè quando mia madre va a fare la spesa o le commissioni sto in casa con lui (ergo: quando mia madre è via io sono murata in casa, no alla gelateria o al bar con le amiche…e mi rode…) e lui ha l’autosufficienza di un ragazzino quindi non si fa + nulla addosso, non si arrampica sui mobili e si gestisce da solo, si veste si lava va in bagno e si allaccia le scarpe…mangia, beve, dorme (e gioca alla play meglio di me)… ma quando c’è mia madre finge di non saper fare nulla di tutto questo…mamma la scarpa, mamma ho sete, mamma, mamma,mamma,mamma…. e lei sempre dietro….”
“non ho privacy perchè lui ogni tanto spalanca la porta di camera mia e vuole che giochi con lui ai videogame o a qualsiasi altra fissa paranoica dell’ultimo film che ha visto…pirati, cowboy gangster poliziotti ecc….e se gli urlo di uscire arriva l’angelo protettore che mi cazzia e finisce che devo fare quello che dice la mamma….ODIO questa condizione…..mi sento repressa….perchè quando dico a mia madre che Ale sa fare tutto e che lei deve piantarla di dargliele tutte buone lei mi rimprovera e mi dice che non devo essere gelosa ..ma caxxo!!io non sono gelosa, sono obiettiva!!! A volte ho una rabbia dentro che mi pare di esplodere…. “
Ares ha delle regole da quando era molto piccolo. Sin dalla prima infanzia ho tenuto a sottolineare, con un regolamento disciplinare ferreo, che il suo essere autistico non lo esclude dalla disciplina e dall’educazione. Lo faccio per lui e lo faccio anche per la sorella, che le regole le rispetta eccome e che non voglio veda troppe differenze fra la mia autorità nei suoi confronti e quella che applico con Ares.
Quando ci arriva la diagnosi di Autismo e cominciamo ad informarci su come gestire i ragazzi, una delle prime regole che impariamo dalle varie terapie è che nostro figlio non deve frustrarsi. Impariamo che dobbiamo evitare di farlo arrabbiare o innervosire perchè potremo scatenare reazioni violente, crisi. Ma secondo me esiste un po’ di confusione fra tutto ciò e il permissivismo. Il lavoro che dobbiamo fare dentro di noi genitori è davvero immenso, ma non dobbiamo assolutamente mai cedere a quella forma velata di commiserazione (che amore vero non è) anticipando le azioni che i ragazzi possono perfettamente fare da soli oppure comportandoci come se non avessero mani, braccia e gambe.
In mezzo ad una disabilità grave come l’autismo, scandita da problemi sensoriali, di sonno, iperattività, comportamenti ossessivi e tantissimi altri, diventa difficile imporre regole educative ai nostri ragazzi. Alcuni personali consigli per farvi rispettare sono:
- Leggete ed informatevi per avere gli strumenti necessari. E’ importante sapere che premiare un buon comportamento può aiutare ad aumentare quel comportamento. Sapere che la “punizione” o la privazione di un premio deve arrivare subito dopo il comportamento inappropriato è altrettanto importante. Usare premi e punizioni in maniera sbagliata è deleterio.
- Stabilite delle routine fisse, che aiutano a prevedere le azioni da compiere: il tablet alle 16, si dorme alle 22. Il bagno alle 17 dopo la piscina, ecc.
- Create un’agenda visiva o un calendario visivo, qualcosa che aiuti i vostri figli a conoscere le attività della giornata e del mese, sia a scuola che a casa. Spuntate con vostro figlio le attività fatte e appendete l’agenda al muro in modo che vostro figlio possa leggerla quando vuole
- Comunicate a tutte le persone che si occupano del bambino gli orari stabiliti per ogni attività, è inutile che li rispettiate soltanto voi, se poi arrivano gli altri e fanno come vogliono
- Siate costanti nelle richieste educative: se un giorno lasciate che vostro figlio butti la carta per terra, potrebbe riproporlo come linea comportamentale successivamente, sia con voi che con gli altri. La costanza premia. Diventerà una routine per lui buttare la carta nel cestino.
- Siate pazienti e non alzate mai le mani. Vostro figlio potrebbe diventare violento e non capire affatto quello che gli state chiedendo. Potrebbe anche mostrare comportamenti autolesivi come sbattere la testa sul muro.
- Ricordate di stabilire delle priorità educative: sono tante le regole da insegnare ad un bambino o ragazzo autistico. Pensateci bene: non tutte sono una priorità. Sceglietene due da impostare e cercate di raggiungere tutti gli obiettivi prefissati su quelle specifiche regole.
- Crea una lista delle attività che piacciono a tuo figlio e quelle che gli piacciono di meno in modo di stabilire una classifica. Puoi usare queste attività per ricompensare tuo figlio quando adotta comportamenti appropriati e quando smette di comportarsi in maniera inappropriata. Anche se può sembrare una forma di “corruzione”, in realtà non lo è, se viene applicata correttamente. L’applicazione del sistema delle ricompense deve essere basata sul ricompensare un comportamento corretto del bambino, non usare il sistema sperando che il bambino interrompa l’azione indesiderata.
- Fai prima un complimento e poi elargisci la ricompensa. Ciò incoraggia il bambino a ripetere l’azione appropriata. Quando ti complimenti usa un tono di voce più basso. Se parli troppo forte lo puoi sovra stimolare o agitare. Loda gli sforzi, e non i risultati. Ciò significa complimentarsi per il lavoro che è stato fatto per raggiungere un obiettivo. Riconoscere la costanza e gli sforzi del proprio bambino è più importante del risultato e lo incita a ripetere comportamenti adeguati.
- Sii flessibile quando la situazione lo richiede. Essere flessibile davanti a un momento di nervosismo estremo, a volte è più difficile dell’imporre la regola stessa. Tuttavia è essenziale farlo per poter continuare il nostro lavoro di educazione genitoriale, nonostante l’autismo.
Non vi è errore educativo più grande del viziare i propri figli. Compensare al disturbo con la nostra eccessiva accondiscendenza non li fa crescere. Ricordiamoci che arriverà un momento in cui dovranno cavarsela “da soli” e se non insegniamo loro ADESSO la strada, sarà difficile che qualcun altro possa farlo con lo stesso amore con cui lo facciamo noi.
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