I bambini autistici non sono esenti da regole, anzi, ne hanno bisogno. Le regole significano anche autonomia in futuro. Senza regole non si potrà MAI pensare di riuscire a vivere, nemmeno, in maniera semi indipendente. Se lavorate tanto con i vostri figli quando sono piccoli, arriveranno ad essere adulti migliori, ordinati, puliti. Bisogna dare delle regole ben precise: “non lasciare il cappotto sul letto, alza la tavoletta quando vai al bagno, la maglietta è sporca, toglila e mettila in lavatrice. Pulisciti gli occhi, sono sporchi, metti il deodorante, hai lavato i denti?“. Le stesse regole dei bambini normo tipici. Perchè, ATTENZIONE, da grandi è difficile, come per tutti, accettare nuove regole. Bisogna lavorarci da piccoli, si fa, soprattutto, per il LORO bene.
Quando Ares arriva a casa sa perfettamente che il cappotto va messo dietro la porta della sua stanza, sa che deve lavarsi le mani e attendere il momento del pranzo (quando non si cucina da solo).
Ares sa che non può buttare i vestiti nell’armadio, ma che li deve piegare:
Ares sa anche che, per strada, non si bacia nessuno, non si tocca nessuno, non si interagisce con persone sconosciute.
Non me ne voglia nessuno, ma il modello di Andrea, il ragazzo autistico che vedete spesso alle Iene, è totalmente sbagliato per quanto riguarda questo aspetto. Davanti alle telecamere è “mediaticamente tenero” vedere un fanciullo andare in giro a toccare e baciare tutti (spesso sulle labbra), ma nella realtà non c’è atteggiamento più errato. Con l’adolescenza poi, è essenziale indicare a nostro figlio o figlia un comportamento socialmente consono rispetto all’età che ha. Tutto quello che socialmente non è accettabile va insegnato subito ai nostri figli, con più fatica, ma va insegnato!
Quando in passato sono stata informata del fatto che Ares toccava i capelli a qualcuno in classe, oppure usava qualche gesto improprio nei confronti di qualche compagno, ho corso subito ai ripari. Attenzione, non confondiamo: Ares è un ragazzo amato, baciato da tutte le persone che gli vogliono bene, abbracciato… ma lui sa fin dove può spingersi e soprattutto con chi: mai lo si bacia sulle labbra, mai lo si lascia toccare il seno a qualcuna (neanche gli passa per la testa), mai lo si lascia abbracciare persone sconosciute per strada. Tutto quello che di sbagliato gli si concede ad un bambino autistico da piccolo, da grande poi si amplifica e diventa difficile (spesso impossibile) da togliere.
Per strada, Ares a volte salta, a volte sbatte contro qualcuno senza accorgersene, e devo chiedere scusa al posto suo, a volte alza la voce al ristorante per chiedere qualcosa, insomma non è perfetto: ma in generale ha imparato a comportarsi, gliel’ho insegnato con tanta fatica! Ribadisco sempre: non cerco di snaturarlo: autistico è, e autistico rimane, ma le regole valgono per tutti: autistici e normo tipici!
Ad esempio, Ares da sempre ama il suo tablet ed io ho imposto degli orari per adoperarlo. Non soltanto perchè lo isola completamente dal mondo esterno, ma anche perchè spesso si fissa con particolari suoni e se supera l’ora di utilizzo, diventa nervoso, scontroso, particolarmente stereotipato. Per ciò ha un orario, sia per prenderlo che per ridarmelo. Ares può avere il tablet davanti e non lo prende fin quando non arrivano le 16 esatte. Ma questa non è una regola che ho cominciato ad insegnare ora, a 18 anni, ma da piccolissimo e, oramai, lui sa che deve attendere. Si chiama, oltre a rispetto delle regole, controllo istruzionale.
I bambini autistici, ricordiamolo, fanno tanta tenerezza a tutti, da piccoli, ma da grandi, se non si curano con pazienza e dedizione alcune linee comportamentali, si rischia di dover rinchiudersi in casa per evitare che: si masturbino in pubblico, non tocchino il seno alle compagne, non bacino sulle labbra la vicina… Date loro il valore che si meritano perché non esistiamo a lungo, non esistiamo per sempre.
Temple Grandin: “Tra i 2 anni e mezzo ed i 5 anni la mia giornata è stata strutturata, e non mi è stato permesso di ribellarmi. Avevo 45 minuti di logopedia individuale cinque giorni la settimana, e mia madre aveva assunto una baby sitter che trascorreva da tre a quattro ore al giorno a giocare con me e mia sorella. Ci insegnava a ‘fare a turno’ durante le attività ludiche: quando facevamo un pupazzo di neve, mi faceva rotolare la palla di sotto, e poi mia sorella doveva fare il pezzo dopo. All’ora di pranzo si mangiava tutti insieme, e non mi era permesso fare capricci. L’unica volta che mi era permesso di tornare al comportamento autistico era durante il sonnellino di un’ora, dopo pranzo. La combinazione di asilo, logopedia, attività ludiche e pranzi per imparare le buone maniere raggiungeva le 40 ore a settimana, durante le quali il mio cervello veniva mantenuto collegato al mondo.”
“I buoni maestri mi hanno aiutata a raggiungere il successo: se sono stata in grado di vincere l’autismo, lo devo alla presenza di buoni maestri. All’età di 2 anni e mezzo sono stata iscritta ad un asilo strutturato, con maestri esperti, dove fin da piccola mi sono state insegnate le buone maniere ed a comportarmi bene a tavola. I bambini autistici necessitano di avere una giornata strutturata ed insegnanti che sanno come essere tenaci, ma gentili.”
Totalmente d’accordo con il tuo articolo. Io dico a tutti , non voglio che diventi più autistico di quanto lo è già. A lui piace toccare le persone e abbracciarli , le persone mi dicono lascialo e un bambino e io dico no, non lo deve fare perché quando avra 20 anni lo farà ancora e non sarà bello
E’ proprio, esattamente così.