“Cari genitori,
mi chiamo Bàrbara e sono la mamma di Ares, un bambino che quest’anno frequenta insieme a vostro/a figlio/a la classe 1B. Ares ha avuto una Diagnosi di Autismo, Disturbo Generalizzato dello Sviluppo a circa 4 anni.
Ares è un bambino molto seguito, “coperto” in classe tutte le ore, sia tramite il docente di sostegno, sia tramite l’assistente specialistica, quest’ultima lo seguiva anche alla scuola primaria e quindi lo conosce bene.
SEGUE UN PROGRAMMA SCOLASTICO PERSONALIZZATO, IL PIU POSSIBILE SIMILE A QUELLO DELLA CLASSE.
La Dirigente Scolastica mi ha concesso la possibilità di affiancare ad Ares alcuni suoi compagni dell’elementari, in totale 5 bambini, che ora si trovano nella nostra classe, in modo di rendergli più dolce il passaggio al nuovo ambiente.
Ares vive nel suo mondo, ma adora il solletico, le macchine e la musica. Non ama i rumori forti, parla poco ma sa esprimere con le parole rifiuto e desideri. Gli piace giocare a ScappaRE, a nascondino ed è molto bravo con il Computer.
Ares frequenta questo istituto scolastico sin dalla materna e la scuola mi ha sempre appoggiata in tutto. Sono infatti molto soddisfatta. nonostante la preparazione del personale non sia sempre ottimale, la scuola ha dimostrato di essere disponibile perchè mi concedono la possibilità di portare le mie psicologhe e terapiste private una volta ogni due mesi, affinchè si confrontino con i docenti di Ares, in modo di accomunare intenti nel lavoro con il bambino.
La presenza di Ares in classe, se i vostri figli saranno dovutamente informati, potrebbe essere una risorsa e potrebbe arricchirli tanto. Tutto dipende dalla sensibilità di tutti.
Se avete dei dubbi potete contattarmi a questo numero:
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Grazie mille,
Bàrbara”
Questa sopra è una parte della lettera che ho scritto ai genitori della 1 media, quando Ares ha intrapreso il percorso della secondaria. Ho scritto una lettera anche quando ha cominciato la prima elementare, e anche al primo liceo.
Secondo me è essenziale cominciare un percorso scolastico informando gli altri genitori sull’handicap del proprio figlio: semplifica la vita a tutti, soprattutto al disabile. Che sia una lettera, oppure un colloquio informale con i genitori e docenti, l’importante è farlo: bisogna informare gli altri. Lo so che non tutti la pensate allo stesso modo, ma in questo Blog esprimo il mio parere e sinceramente, a me ha davvero aiutato TANTISSIMO, questo tipo di approccio.
Ho sentito una volta di un ragazzo frequentante le medie, con gravi disturbi di personalità e atteggiamenti alquanto bizzarri, con il quale i ragazzi “normo tipici” non sapevano come relazionarsi, proprio perché i genitori non avevano mai fatto conoscere il suo “disturbo”, e di conseguenza i compagni non capivano per quale ragione si comportasse in quel modo. Ecco, io, questa cosa, la ritengo un vero disastro.
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I ragazzi, i bambini, i genitori, gli insegnanti, devono sapere BENE quale diagnosi ha il disabile e quali sono le sue caratteristiche. Altrimenti, secondo me, ci vorrebbero anni prima che gli altri capiscano come comportarsi, e questo è lesivo nei confronti del ragazzo stesso. Inoltre, diventa più facile per gli altri genitori, spiegare ai propri figli le linee di comportamento che devono avere nei confronti del nuovo arrivato. Avrebbero qualcosa in mano, per poter, anche loro, aiutare i propri figli a comportarsi.
Credetemi, non basta il pezzo di carta che si consegna a scuola per avere il docente di sostegno, giacchè gli insegnanti, se non è il genitore stesso che per primo si dimostra disponibile al dialogo, non sono affatto tenuti ad accennare alla disabilità dell’alunno, per questioni di privacy.
Io credo che gli altri genitori possano avvicinarti senza troppe difficoltà e possano porgerti la mano in maniera più semplice se tu per primo ti sei rivolto a loro, se tu hai raccontato la tua storia senza filtri, con il cuore in mano. E’ inutile la scusa della privacy, del “sono fatti miei”, ecc, ecc. Tutte balle!. Alla fine, tuo figlio sta in classe sempre, tutti i giorni, dovrà andare in gita un giorno, no? Dovrà aderire a gruppi per fare i cartelloni, e lavori simili. E’ inutile nascondere il problema proprio nel contesto in cui hai più bisogno degli altri, dove se tutti ti sono alleati, la vita diventa più serena.
Scrivete una lettera anche voi e poi raccontatemi com’è andata.
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