Qual è la terapia migliore per mio figlio autistico?

 

 

L’elenco delle terapie che intraprendiamo, una volta che abbiamo la Diagnosi di Autismo, è lunghissimo, queste sono alcune. 

  • CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) si indica un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie atte a semplificare ed incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà ad usare i più comuni canali comunicativi, con particolare riguardo al linguaggio orale e alla scrittura. Viene definita Aumentativa in quanto non si limita a sostituire o a proporre nuove modalità comunicative ma, analizzando le competenze del soggetto, indica strategie per incrementare le stesse (ad esempio le vocalizzazioni o il linguaggio verbale esistente, i gesti, nonché i segni). Viene definita Alternativa in quanto si avvale di strategie e tecniche diverse dal linguaggio parlato.
  • ABA Applied Behavioural Analysis: Analisi del comportamento applicata, usa metodi basati su principi comportamentali al fine di costruire repertori comportamentali utili e ridurre quelli problematici. Riconosciuta dalla Società Italiana di Neuropsichiatria, è la terapia che ho scelto per mio figlio Ares quando, tanti anni ricevetti la Diagnosi, ed è quella che eseguo tuttora con i risultati che potete vedere qui nel mio Blog.
  • DENVER: Il Denver Model è un modello di presa in carico per bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare. Anche se conosco specialisti che prendono in carico ragazzi più grandi seguendo i principi del DENVER.Si tratta di un modello basato sull’approccio evolutivo in cui l’intervento è centrato sul bambino per favorire la sua iniziativa, la sua motivazione e la sua partecipazione. La conoscenza di base o concettualizzazione dell’autismo, nucleo del Denver Model, deriva da un modello evolutivo dell’autismo proposto da Rogers e Pennington (1991) ed elaborato successivamente da Rogers, Benedetto, McEvoy e Pennington (1996) e Rogers (1999), che considera un ipotetico deficit nell’abilità imitativa dovuto ad un sottostante disturbo prassico o della capacità di programmare le sequenze di movimento che impedirebbe il precoce stabilirsi della sincronia e della coordinazione a livello del corpo così da dare inizio alle difficoltà progressive nell’area dell’intersoggettività. 
  • TEACCH (Treatment and Education of Autistic and related Communication Handicapped Children) Il modello pone molta attenzione all’organizzazione degli spazi fisici, ai compiti e ai materiali di tipo visivo-spaziale. Lo sforzo educativo è rendere l’ambiente il più adatto possibile alle abilità del bambino. Gli sforzi di educatori, terapisti, genitori non sono limitati all’insegnamento di nuove abilità, ma concentrati anche nella facilitazione dell’uso indipendente delle abilità possedute, creando un ambiente strutturato.

Poi ci sono delle attività che, coadiuvate da un’ottima terapia comportamentale, possono portare giovamento a diversi bambini:

  • TMA: Terapia Multisistemica in Acqua Metodo Caputo Ippolito è una terapia che utilizza l’acqua come attivatore emozionale, sensoriale, motorio, capace di spingere il soggetto con disturbi della comunicazione, relazione, autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo ad una relazione significativa. 
  • Musicoterapia: è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico, in una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche.
  • Logopedia:  (dalle parole greche logos “discorso” e paideia “educazione”) è una disciplina sanitaria che si occupa dello studio, della prevenzione, della valutazione e della cura delle patologie e dei disturbi della voce, del linguaggio, della comunicazione, della deglutizione e dei disturbi cognitivi connessi (relativi, ad esempio, alla memoria e all’apprendimento).
  • Psicomotricità: La psicomotricità è una pratica educativa e di aiuto attraverso la relazione che usa il corpo e il gioco come strumenti privilegiati e, partendo dal gioco spontaneo e dall’espressività del bambino dentro al gioco spontaneo, aiuta a costruire percorsi di gioco dove egli può vivere in prima persona e sperimentare concretamente le azioni e il loro risultato, le relazioni con l’altro adulto o bambino, le differenti modalità comunicative.

Infine vi parlo anche della  C.F. Comunicazione Facilitata, e ve ne parlo perchè, nonostante sia una terapia non riconosciuta come valida dalla comunità scientifica, ma anzi, dannosa, viene tuttora impiegata da alcuni genitori, operatori ed educatori. Prevede l’impiego di una tabella alfabetica o di una tastiera, o di qualunque supporto su cui possano essere indicati o digitati numeri e lettere. L’operatore sostiene o tocca delicatamente il braccio o la mano della persona con disabilità nel tentativo di strutturare o amplificare i suoi movimenti. Oltre al supporto fisico nel digitare o indicare, l’operatore fornisce anche suggerimenti verbali e un sostegno emotivo. Esistono diversi articoli e studi che la sconsigliano. Nel 1994 l’American Psychological Association (APA),[31][32] seguita dall’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (AACAP),[32] l’American Speech-Language-Hearing Association (ASHA)[17][33][34] e l’International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC)[35] pubblicarono inviti alla cautela per chi praticava la CF poiché risultava priva di una validità scientifica.[29] 

In una rassegna di studi dal 2001 al 2010, Mark P. Mostert mostra come la CF abbia comunque continuato a trovare sostenitori nonostante gli studi empirici e in doppio cieco avessero ampiamente dimostrato che essa non sia valida.[40

Il mio personale parere? La terapia più efficace è quella che migliora i nostri figli, certo, ma soprattutto quella che migliora la qualità della vita anche di noi genitori.! Quella che ci forma, quella che ci offre gli strumenti necessari per continuare la terapia anche quando il terapista è fuori dalla nostra casa.

E’ chiaro che la scelta più efficace dipende assolutamente da noi!

  1. Serve leggere. Informarsi. Non sempre i genitori lo fanno. Buona parte sceglie la terapia per sentito dire: “il figlio di una mia amica ha cominciato a parlare”, “un altro bambino è migliorato tantissimo“, senza sapere cosa implica realmente seguire una terapia piuttosto che un’altra. 
  2. Secondo me uno dei primi obiettivi di qualunque terapia che si rispetti deve essere l’acquisizione delle autonomie. Una terapia, qualunque essa sia, che non aiuti mi figlio ad essere autonomo, secondo me non ha ragion di essere.
  3. La terapia deve formare anche noi genitori: deve modificare anche il nostro comportamento nei confronti del bambino. Se quando la terapia finisce il ragazzino ci mena e non sappiamo come gestirlo, allora a che serve la terapia che stiamo facendo?. Una terapia efficace deve coinvolgere tutta la famiglia, e deve aiutare anche agli altri componenti a gestire situazioni di disagio e di problemi.
  4. L’infanzia è un periodo relativamente breve, che occupa circa il 12/18% della nostra vita. Ciò vuol dire che nostro figlio crescerà in fretta e la maggior parte della sua vita la vivrà da persona adulta. Ecco perchè bisogna scegliere bene no, benissimo la terapia che facciamo sin da quando si ha la diagnosi, perchè da grande, da adulto, è molto più difficile modificare alcuni comportamenti oramai radicati nella personalità dei nostri figli. 
  5. Non basta affidarsi ad un bravo terapista per avere la coscienza pulita “io, tanto, la terapia la sto facendo“. Bisogna perdere tempo e seguire l’andamento dei programmi, bisogna capire su cosa si sta lavorando, sia che la terapia si svolga a casa, sia che si svolga fuori casa.
  6. Ogni bambino autistico è diverso e soltanto voi potete constatare sul campo se a vostro figlio giova o meno un certo tipo di percorso. Se dopo un periodo relativamente discreto vedete che non  cambia nulla, cambiate subito terapia oppure terapista. Sta a voi capire dove si sbaglia.

Non spendete soldi e tempo preziosi in una terapia che è soltanto bella da vedere ma che rimane inconcludente, piatta, inefficace per la crescita di vostro bambino. Leggete, informatevi bene sui vari approcci e procedete SUBITO con qualcosa che renda vostro figlio indipendente, soprattutto quando non ci sarete più!

 

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