Le cause sono molteplici: genitori stranieri che ancora non sono del tutto inseriti e che a volte non parlano nemmeno la lingua, oppure genitori che si dissociano dalla realtà scolastica per vari motivi: dal menefreghismo vero e proprio (diciamolo), alla sfiducia nel sistema scolastico per situazioni pregresse non proprio bellissime.
Fatto sta che a volte, un docente curriculare o di sostegno si trova di fronte ad una famiglia che non risponde al richiamo della scuola, che non collabora, che comunica soltanto con messaggi scritti, che si presenta soltanto al GLO (a volte criticando l’operato della scuola) e che poi il resto dell’anno non ci si riesce a parlare perchè non ha mai tempo.
Quando mi scrivete chiedendomi un consiglio io dico sempre la stessa cosa: “queste sono situazioni delicatissime nelle quali puoi fare ben poco”.
Ed è proprio così perchè quando ti impegni come docente in un obiettivo scolastico che poi deve essere completato o generalizzato a casa ma sai che a casa non ne terrà conto nessuno, il tuo lavoro è praticamente inutile, quindi ci si scoraggia, ci si sente sprecati e si finisce per demoralizzarci. Invece no! C’è sempre qualcosa che possiamo fare perchè alla fine il beneficio finale sarà del bambino con difficoltà: è lui la vera priorità! Vediamo alcune considerazioni da valutare e quelle poche strategie da mettere in atto.
- Bisogna tener conto di quanto la famiglia abbia “digerito” la diagnosi del proprio figlio. Non sempre accade e non con gli stessi tempi, per cui, prima di pensare ad una vera e propria mancanza di collaborazione ragioniamo su come introdurre un approccio che parta dal fatto che non sia stata ancora accettata la diagnosi del bambino.
- Le classi sono sempre più multiculturali e a volte esiste un reale problema di conoscenza della lingua, di mancanza di comunicazione, intesa come linguaggio parlato. Un genitore che non conosce l’italiano è più insicuro, meno predisposto al dialogo, anche se si tratta del proprio figlio e soprattutto se dietro ci sono anche questioni che riguardano il livello culturale.
- Esistono famiglie con situazioni delicatissime al loro interno. Madri sull’orlo di una crisi di nervi, frustrazione, disorganizzazione e se il docente accenna ad un minimo problema da sistemare a scuola, si innesca un ingarbugliato susseguirsi di reazioni difficili da fermare.
- Parlare con il Preside (in maniera ufficiale) non è quindi una cattiva idea. Insomma, avete scritto, telefonato, mandato messaggi. Altro non resta che rivolgersi alla massima autorità della scuola nella speranza che ci sia una risposta da parte della famiglia
- Cercare fin dal primo giorno di scuola di stabilire una relazione empatica con la famiglia diventa quindi, di fondamentale importanza. Ogni volta che si ha l’occasione, cercate di entrare nei meandri della situazione famigliare provando a coglierne le sfumature per riuscire a mettersi nei panni dei genitori e capire come sarà la relazione con la scuola in base allo loro specifica situazione: lavorano entrambi e non hanno tempo, sono stranieri e hanno una mentalità più chiusa per via delle tradizioni, non si sono integrati ancora molto, ecc.
- Non vi scoraggiate per via di questa mancanza di comunicazione con la famiglia. Fate quello che potete e fatelo bene: il beneficiario finale sarà sempre il bambino.
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