Troppi giocattoli

 

 

Quando Ares era piccolino avevo la casa stracolma di giocattoli. Soprattutto dopo Natale o dopo i compleanni, non sapevo proprio dove posizionarli.

Ovviamente quando si hanno troppi giocattoli e un bambino autistico, la maggior parte dei giocattoli non si usa mai oppure si usa male. 

Passata la novità, la maggior parte dei giochi rimane in giro per casa perchè chiaramente non ci azzardiamo a buttarli o a regalarli: “sono un regalo dei nonni”, “sono un regalo degli zii”, “sono un ricordo”.

Fa bene avere tanti giocattoli?

Beh, sicuramente no! I neuropsichiatri dicono addirittura che ne bastino 3. E affermano che sarebbe meglio giocare, piuttosto che avere giocattoli. Muoversi in una stanza piena di giocattoli non offre nulla allo sviluppo cognitivo dei bambini, ma piuttosto lo rallenta perchè il bambino non si sofferma mai a giocare in maniera appropriata con un gioco specifico, ma sente il bisogno di guardare tutti quelli che ha attorno.

Ma quali sono i giocattoli da tenere e quali sono i giocattoli da evitare?

Qui subentra la mia personalissima esperienza, e quindi parlerò di Ares, di me, di quello che ho riscontrato negli anni.

I giochi sonori sono da evitare, secondo me. Quella serie di giochi che emettono un suono ogni volta che arriva una risposta errata o corretta, sono da tenere, quanto meno, d’occhio. L’effetto è che, in principio il bambino giochi e si diverta pure, sentendo la carotina parlante dire: GIUSTOOOOOOOO, oppure OOHH OOHH, HAI SBAGLIATO. Ma poi l’autismo subentra e il bambino tende a ripetere all’infinito il suono senza più il suo scopo didattico.

Tutti i giochi semplici, ad incastro, per imparare le forme, come QUESTO, oppure i puzzle, i giochi montessoriani di appaiamento e logica come QUESTO, si rivelano invece ottimi, fino ad un certo punto. Dopodiché, come in tutti i casi, andrebbero sostituiti con altri più consoni all’età del bambino.

Fra i giochi assolutamente da evitare, anche come regalo, ci sono i video giochi. Ed è oramai assodato che conta, soprattutto, il tempo che si dedica al video gioco, e anche il tipo di video gioco.

Non è lo stesso giocare a pilotare un aereo (magari non di guerra) oppure costruire una città con dei mattoni, piuttosto che sparare a persone, uccidere animali e zombi. Non è lo stesso rimanere una mezz’ora a giocare insieme ai fratelli o agli amici, piuttosto che stare tutto il giorno, o quasi, fino alle due del mattino, alzandosi soltanto per mangiare un boccone.

Gli studi sugli effetti dei video giochi sono pochi e con risultati abbastanza contradditori, ma è sicuramente dimostrabile che per i bambini autistici non c’è gioco peggiore di un video gioco: isolano, non consentono di comunicare con gli altri e provocano crisi e rabbia, nella gran parte dei casi. C’è anche la questione della dipendenza che ne deriva e l’impossibilità poi di introdurre nuove attrazioni gratificanti quanto lo è il video gioco.

Se mi dite che vostro figlio non vuole giocare con nessun giocattolo, non vuole andare al parco, non vuole mai fare i compiti, rimane soltanto due minuti a fare un puzzle e poi si alza, e, parlando con voi scopro che il bambino AMA la Playstation, allora capisco subito che il problema è lì: quando si ha una grande gratificazione da qualcosa, tutto il resto diventa noioso e poco interessante.

 

La stessa cosa vale per i cellulari, tablet e tutti gli attrezzi informatici.

Sono ottimi strumenti, se lasciati nelle mani del bambino il tempo necessario, altrimenti diventano un arma di doppio taglio. E’ oramai collaudato che se per mia distrazione, o per circostanze che lo consentono, lascio troppo tempo il tablet ad Ares, lui diventa nervoso e irascibile. Addirittura può avere delle crisi, può diventare resistente quando gli si cerca di togliere il telefono, ecc.

Ecco perchè Ares ha sempre il tablet il minimo indispensabile durante la giornata. Lui sa quando lo deve prendere e anche quando lo deve lasciare. E su questo, cari miei, non transigo!

Non serve avere tanti giochi e, col tempo, ho imparato che sono più efficaci gli oggetti della vita quotidiana piuttosto che i giocattoli dei negozi. I giochi più efficaci nell’arco della vita di Ares sono stati quelli ricavati guardandomi intorno: lo scolapasta dove si infilano gli spaghetti, l’appaiamento di oggetti alle stanze, trovare in giro per casa cose rotonde, quadrate, rettangolari, oggetti che servono per lavare i denti, per cucinare, per accendere la TV.
E quando ho dovuto usare i giochi (dopo essermi disfatta dei giochi inutili), ho scelto quelli davvero didattici e semplici: la lavagna per pregrafismo, gli animali della fattoria, i giochi di motricità fine, la pista delle macchinine, il bowling, i puzzle, il Memory, le carte, le sequenze temporali...
Noi genitori dobbiamo essere i primi a capire e ad accettare quanto sia inutile riempire i nostri figli con troppi giocattoli. Cercare di compensare il poco tempo che abbiamo per stare con loro comprando dei giochi, sappiamo perfettamente che non risolve niente, soprattutto se abbiamo a che fare con un bambino nello spettro, il quale spesso non sa nemmeno giocare, e al quale va insegnato ogni genere di abilità.
Meno giochi si hanno a casa e più si è esposti alla creatività. Ve lo dice una bambina cresciuta senza quasi nessun gioco, se non una bambola. 
I giocattoli moderni, pieni di luci, suoni e colori sgargianti, sono decisamente attraenti ma molto, troppo invadenti, principalmente per bambini come i nostri che spesso hanno seri problemi sensoriali da gestire. 
Più giocattoli avrà nostro figlio a disposizione e di meno concentrazione disporrà per usare la sua immaginazione e il suo intelletto. Compriamone pochi, ma buoni.
In questo video due giochi a confronto: il primo con i suoni (che poi Ares tende a ripetere all’infinito) e il secondo un semplice libro illustrato con cui Ares impara a collegare parola e immagine.

 

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