Come sapete ho sposato la terapia A.B.A. quando Ares era piccolissimo. Allora, (più di 16 anni fa), non c’era un ventaglio troppo grande di scelte fra le terapie da intraprendere. Ma, ad ogni modo, l’A.B.A. mi ha sempre rassicurata come scienza comportamentale perchè è chiara, perchè scompone gli obiettivi complessi in obiettivi più semplici e perchè monitora continuamente i progressi verso gli obiettivi stabiliti per controllare l’efficacia dell’intervento, quindi non da’ nulla per scontato.
Ho letto tanto su questa terapia, e le mie letture, più la sua applicazione a casa mia per più di 16 anni da parte di personale qualificato, mi consentono di poter dire oggi che la conosco abbastanza bene.
La terapia A.B.A. però è anche molto criticata, da tanti genitori, da molti autistici adulti, da alcuni insegnanti. Non sempre scelgo di difenderla pubblicamente perchè sinceramente non ho bisogno di dimostrare quanto sia stata efficace per Ares: basta cercare qualsiasi video del mio Blog e si trovano tantissime conferme. Soprattutto, non la difendo mai quando a criticarla sono persone che l’hanno solo letta e mai applicata, che non hanno mai provato la gioia di un successo dopo la fatica immane di mesi e mesi di analisi funzionali per capire perchè il proprio figlio è aggressivo o autolesionista.
Qual è il problema dell’ABA?
La mia risposta è: l’uso che ne facciamo.
- Se usiamo la terapia A.B.A. per aiutare i nostri figli a svolgere un compito difficile direi che va benissimo
- Se usiamo la terapia per togliere una stereotipia che ci mette in imbarazzo A NOI genitori quando siamo in strada, direi che non va bene
- Se usiamo la terapia A.B.A. per insegnare a stirare, perchè ciò renderà nostro figlio indipendente, direi che va benissimo
- Se usiamo la terapia A.B.A. per cancellare i tratti autistici di nostro figlio in modo di poterlo presentare pubblicamente in maniera più neuro tipica, perchè così piace a noi, direi che non va bene.
Tutto dipende dall’uso che ne facciamo.
La maggior parte delle critiche sull’A.B.A. si concentra sulla sua storia, sull’uso che voleva farne Lovaas, il quale vedeva nella terapia A.B.A. una specie di metodo ideale per “curare” l’autismo, per far sì che gli autistici non fossero “ridicoli” (parole sue) agli occhi degli altri. Concetto secondo me devastante e sbagliato.
Oggi per fortuna l’A.B.A. non è più e soltanto quello per cui è nata. Oggi le basi della terapia si fondano sulla generalizzazioni delle competenze, sulla creatività e formazione continua dei terapisti, sulla personalizzazione degli interventi.
E la difendo perchè credo che l’analisi funzionale abbia reso mio figlio meno aggressivo, perchè credo che il concatenamento retrogrado abbia aiutato mio figlio a svolgere compiti impensabili, perchè credo che il rinforzo positivo sia una scelta migliore della punizione negativa.
Alla base di qualsiasi intervento comportamentale nell’autismo, ci deve essere sempre la consapevolezza del fatto che non lo segui per “curare”. Io ho sempre detto, dai tempi in cui approcciai per la prima volta l’autismo, che tutto quello che faccio per Ares è per aiutarlo ALL’INTERNO della sua diagnosi, cercando così di mantenere le distanze da chi pensa di poter intraprendere un percorso simile con l’obiettivo di “curare” il proprio figlio.
Iniziare la terapia A.B.A. con l’obiettivo di cambiare il proprio bambino con un altro, è pericoloso. Si rischia l’effetto contrario e cioè. si rischia di avere dentro casa un bambino/uomo, bambina /donna, stressato/a e infelice, che prima o poi scoppia.
Ed è proprio in base alla mia consapevolezza e al mio rigore nel tenere ben saldi i piedi per terra, quando applico la terapia A.B.A. su mio figlio, che non accetto critiche assurde da nessuno sulla mia scelta riguardo questa terapia.
Ares è, e rimane, un bellissimo giovane che presento orgogliosamente come autistico, quando ne ho l’occasione. Non ho mai avuto e non ho ovviamente ora, nessuna intenzione di cambiarlo con un altro giovane che somigli a un neuro tipico, ma soprattutto io ho lavorato questi anni e lavoro tuttora, più che mai, per migliorarlo. E per “migliorare” non intendo: renderlo uguale ai suoi coetanei neuro tipici, ma far sì che sia indipendente, più consapevole delle sue emozioni, che riesca ad imparare più abilità possibili affinchè LUI, per primo, ne trovi giovamento.
La terapia A.B.A., quindi, rimane un validissimo strumento per insegnare le persone autistiche perchè:
- è una terapia scientificamente validata
- va personalizzata sempre a seconda delle esigenze specifiche
- è efficace per lavorare sulla funzione esecutiva
- sviluppa l’indipendenza e il linguaggio delle persone autistiche
- include genitori e famigliari nel piano terapeutico
- usa tecniche motivazionali per aiutare l’apprendimento
- consente metodi di insegnamento divertenti e coinvolgenti
- l’applicazione della raccolta dati consente di modificare l’intervento velocemente
- va generalizzata (il che consente di lavorare anche tramite il gioco con persone diverse e in contesti diversi)
Devi accedere per postare un commento.