I consigli di Temple Grandin: insegnare in ogni momento della giornata

 

Sono stata cresciuta negli anni ’50 e mia madre e tutte le altre madri del quartiere hanno usato ogni momento per insegnare ai loro bambini un comportamento corretto. Quando è stato commesso un errore sociale o educativo, la mamma non ha MAI urlato “No” o “Smettila”. Lei ha sempre dato le istruzioni con assoluta calma. Di seguito sono riportati alcuni esempi.

  • Se facevo rotolare la forchetta sulla testa, diceva: “Mettila nel piatto”.
  • Se mangiavo il purè di patate con le dita, mi diceva: “Usa la forchetta”.
  • Se toccavo la merce in un negozio, mi diceva: “Tocca soltanto le cose che comprerai”.
  • Se mi dimenticavo di dire “grazie” mi dava il suggerimento e mi diceva: “Ti sei dimenticata di dire grazie“.

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In un giorno ci sono molti momenti per insegnare. In un hotel ho visto un eccellente esempio di questo. Un bambino iniziò a entrare nell’ascensore prima che salissero le persone. Sua madre disse: “Devi aspettare che le altre persone escano dall’ascensore prima di entrarci”. Lo disse senza urlare, con una tale calma che mi lasciò davvero perplessa. 

 

Aspetta che il bambino risponda

I momenti per insegnare possono anche essere usati per incoraggiare l’uso del linguaggio. Quando un bambino ha raggiunto la capacità di usare molte parole, deve essere incoraggiato ad usarle.

Se il bambino vuole del succo, dì “usa le parole”, ma ASPETTA CHE IL BAMBINO RISPONDA. Il cervello di un bambino autistico elabora le informazioni più lentamente e BISOGNA DARGLI IL TEMPO DI RISPONDERE.

L’errore più comune che fanno, sia i genitori che gli insegnanti, è quello di pronunciare la parola prima che il bambino la dica. C’è una brutta tendenza a pronunciare la parola troppo in fretta. Concedi al cervello del bambino il tempo di elaborare la richiesta. La velocità di elaborazione del suo cervello può essere come un computer con una connessione Internet lenta. Ci vuole più tempo per rispondere.1f9d5ee8d8130cfc1e186b92dafcdebf--temple-grandin-nice-face

All’asilo, quando avevo cinque anni, ricordo un momento estremamente frustrante in cui non mi è stato concesso il tempo sufficiente per rispondere.

Il compito della classe era di contrassegnare le immagini quando il nome di un oggetto iniziava con B. Ho contrassegnato l’immagine della valigia come B perchè avevo pensato a Borsa. L’insegnante mi ha detto subito che avevo sbagliato e ha parlato così rapidamente che non riuscivo a spiegare che in casa mia le valigie erano chiamate borse. Non ho potuto rispondere abbastanza rapidamente per dirglielo. Se avesse aspettato 2 o 3 secondi, avrei potuto spiegare che avevo capito il concetto B e avrei potuto spiegare perché ho segnato alcune foto con una B.

 

 

 

 

 

 

Temple Grandin