Gli autistici che scappano. Cosa possiamo fare

 

Uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics conferma ciò che molti genitori oramai sanno: scappare, per le persone autistiche,  è un evento comune, pericoloso e mette a dura prova lo stress delle famiglie.

Utilizzando i sondaggi dei genitori, i ricercatori hanno scoperto che quasi la metà dei bambini con disturbo dello spettro autistico tenta di scappare oppure scappa da un luogo sicuro e sorvegliato. Più della metà di questi bambini scompare, spesso in situazioni pericolose.

È importante sottolineare che i ricercatori hanno trovato prove del fatto che l’atto di scappare, legato all’autismo, non sempre deriva da genitori disattenti. 

Per lo studio, i ricercatori hanno inviato dei questionari alle famiglie, chiedendo loro di descrivere come scappavano i figli autistici dopo i 4 anni e i loro fratelli non autistici. Le domande indagavano su come e quante volte fossero scappati i propri figli autistici e non. I genitori hanno anche descritto il livello di stress che colpisce la loro famiglia quando ciò accade. In tutto, il sondaggio ha raccolto informazioni su 1.218 bambini autistici e 1.076 fratelli in via di sviluppo.

Quasi la metà (49%) dei genitori ha riferito che un bambino autistico aveva tentato di scappare o era scappato almeno una volta dopo i 4 anni. Oltre la metà di questi bambini corridori (53%) è scomparsa abbastanza a lungo da causare preoccupazione. Inoltre, il 65 percento di questi eventi ha rischiato di coinvolgere incidenti stradali, mentre quasi un quarto (24 per cento) ha rischiato invece, l’annegamento.

Una chiara distinzione è emersa nelle famiglie che avevano anche bambini in via di sviluppo. Tra i 4 e 7 anni, solo l’11 percento dei fratelli non autistici scappava, contro il 46 percento di quelli autistici. Dall’età di 8 a 11 anni, solo l’1% dei fratelli non autistici ha vagato, rispetto al 27% di quelli autistici.

Ciò comunica chiaramente che scappare ha poco a che fare con lo stile genitoriale e più a che fare con la natura dell’autismo di un bambino.

Lo studio ha anche fornito un’istantanea del dove, quando e perché scappare tra i bambini autistici. Nel complesso, lo scappare aumenta con la gravità dell’autismo. Più comunemente, i bambini scappano da casa propria o da quella dove erano in visita. Soprattutto, scappano da negozi e scuole.

Quando è stato chiesto perché il loro bambino autistico scappava, poco più della metà dei genitori ha detto che il loro bambino “semplicemente si diverte a correre e / o esplorare”. Altre ragioni comuni includevano il dirigersi verso un posto preferito, sfuggire a una situazione ansiosa, sfuggire a scomodi stimoli sensoriali o perseguire un interesse speciale (ciascuno riferito da circa un terzo dei genitori).

Il sondaggio ha anche confermato che lo scappare dei propri figli crea un grande stress per le famiglie. Oltre la metà dei genitori (56 percento) ha indicato che si tratta del comportamento più stressante del proprio figlio. Quasi la metà (43 per cento) ha riferito che scappare interferisce con la loro capacità di dormire la notte. Il 62% percento ha riferito di evitare uscite e luoghi di divertimento fuori casa, affinché il proprio figlio non scappi.

Nonostante queste percentuali altissime, la metà dei genitori ha dichiarato di non aver mai ricevuto alcuna guida per prevenire o affrontare il problema.

 

Cosa possiamo fare per evitare che i nostri figli o alunni scappino?

Ares è scappato per la prima volta quando aveva 7 anni circa. Eravamo in un negozio, nessuno se l’aspettava ed a un certo punto uscì senza preavviso e fini davanti ad un autobus che frenò di colpo. Per un pelo non finì sotto. Tante altre volte è scappato nella casa in campagna, ma non proprio scappato, semplicemente spariva dalla visuale e se lo chiamavi non rispondeva: giocava a nascondersi mentre tutta la famiglia si disperava cercandolo. L’altra modalità pericolosa con la quale Ares scappa è quella di uscire dalla macchina e saltellare forte correndo senza meta, come per scaricare energia repressa. Una volta finì per strada proprio uscendo dalla macchina. Inutili i tentativi di chiamarlo urlando.

  1. Ecco, sulla base di queste esperienze ho pensato di andare casa per casa nel mioIMG_20180607_1321072.jpg quartiere, consegnando una foto di Ares con la scritta: “se vedi questo ragazzo non accompagnato, ti preghiamo di contattarci al più presto“, e subito dopo il mio numero di cellulare. Devo dire che l’iniziativa ha avuto molto successo: i vicini più impensabili hanno cominciato a chiedermi sull’autismo e tutti erano e sono attenti ad Ares, anche quando esce qualche secondo prima di me dal portone di casa. Una volta stavamo facendo le prove affinchè andasse al bar da solo (mentre lo spiavo dalla finestra) e dopo due minuti mi ha chiamato la vicina di sopra: “Bàrbara corri, Ares è solo qui sotto casa”. Fantastico!
  2. Le storie sociali possono funzionare tanto in questo caso (ne trovate una alla fine dell’articolo). Fai una bella storiella dove spieghi con parole semplici cosa ti aspetti di tuo figlio o allievo. Descrivi le regole quando uscite dall’aula o da casa e spiega quanto può essere pericoloso finire sotto una macchina o perdersi del tutto.
  3. Può anche funzionare una carta con un segno rosso (cerchio, quadrato ecc), che tiri fuori appena vedi una situazione in cui si può verificare la voglia di scappare. La mostri e il bambino capisce che non si deve muovere perchè è pericoloso.
  4. Un’altra idea può essere quella di attaccare GRANDI SEGNALI DI STOP sulla porta di casa per indicare e ricordare di non uscire.s-l300.jpg
  5. C’è anche chi nasconde le scarpe perchè sa che il proprio figlio non scapperebbe mai senza.
  6. Esiste chi ha allarmi nelle porte e nelle finestre.
  7. C’è chi ha allenato il proprio cane a trovare il bambino autistico. Dopo anni di pratica giocando a nascondino, il successo è stato assicurato
  8. Ci sono genitori, come me, che hanno già pronto un piano di emergenza con un volantino speciale che contiene foto del figlio e le caratteristiche principali (come si chiama, come chiamarlo, come potrebbe reagire, ecc.), da consegnare alla polizia o vigili del fuoco in caso di sparizione improvvisa.
  9. Ci si può anche inventare un gioco chiamato: “cammina, corri, fermati”, da realizzare in un ambiente sicuro. Se la persona autistica rispetta ogni richiesta lo si premia e sicuramente quando si verifica una situazione di pericolo, è più probabile che risponda alla voce “FERMATI”.
  10. Esistono in commercio diversi tipi di localizzatori GPS che fanno la differenza quando il proprio caro scappa. Qui di seguito ne trovate alcuni:

Il modo migliore è PREVENIRE

La strategia migliore, in generale, è un approccio a più livelli, che include l’educazione del bambino sulla sicurezza e sui pericoli, usando qualsiasi mezzo di comunicazione, compresi storie sociali, linguaggio e / o suggerimenti visivi.

È anche importante che gli operatori e le scuole lavorino per capire cosa sta causando, o contribuendo, ai comportamenti che propiziano lo scappare del proprio allievo, e che soprattutto rendano la scuola SICURA, affinchè chiunque scappi abbia sempre meno possibilità di trovarsi per strada.

Sarebbe opportuno che anche le Forze dell’ordine siano addestrate ad affrontare una persona autistica quando la si vede in giro. Qualsiasi urlo fuori posto o approccio sbagliato possono essere pericolosissimi e aumentare le probabilità che l’autistico possa farsi male, soprattutto quando si tratta di persone non verbali.

C’è anche il pericolo che i poliziotti possano sentirsi minacciati se, ad esempio, un adolescente autistico impulsivo cerca di raggiungere un oggetto luccicante come un distintivo o una pistola, come spesso accade con molti sullo spettro; se ciò dovesse accadere, il soccorritore potrebbe erroneamente pensare che il vagabondo sia drogato.

Visto che finora non esiste un codice di comportamento ufficiale del corpo di polizia con rispetto all’autismo, potreste pensare di visitare la caserma più vicina, consegnare una foto di vostro figlio, spiegare che scappa spesso e raccontare quali sono i modi migliori per approcciarlo senza difficoltà. 

L’alta percentuale di annegamenti legata alla sparizione delle persone autistiche ci fa riflettere anche sull’importanza di insegnare a nuotare i nostri figli. Anche se esistono situazioni pericolose in cui, anche sapendo nuotare, si corre pericolo, conoscere le tecniche per rimanere a galla e spostarsi in acqua, può essere sempre d’aiuto.

Questa potrebbe essere un’eventuale storia sociale per evitare che vostro figlio scappi. E’ chiaro che ogni storia va personalizzata a seconda delle modalità con cui la persona scappa e, preferibilmente, è bene usare immagini proprie. Invece che presentarla così come la vedete qui, create una specie di libricino con una frase e foto per pagina e leggetela o fatela leggere a vostro figlio più volte al giorno. 

QUANDO ESCO DI CASA:

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DEVO SEMPRE TENERE LA MANO DI CHI MI ACCOMPAGNA:

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SE ESCO CON GLI AMICI DEVO SEMPRE STARE LORO VICINO:

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ANCHE QUANDO SONO NEI CENTRI COMMERCIALI E

NEI NEGOZI DEVO RIMANERE FERMO

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LE STRADE SONO PERICOLOSE E PIENE DI MACCHINE

E POTREI FARMI DEL MALE 

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QUANDO ESCO DI CASA NON DEVO MAI SCAPPARE,

MA DEVO CAMMINARE TRANQUILLO E SERENO

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Se stai leggendo questo articolo ma non hai un figlio o alunno autistico, sappi che puoi aiutare!

Se vedi un bambino o un ragazzo che corre con una madre che urla dietro di lui e fa fatica a raggiungerlo, ferma la persona rincorsa. So che può essere imbarazzante se stanno solo giocando a rincorrersi, ma potresti potenzialmente salvare una vita. Meglio prevenire che curare. La cronaca è piena di ragazzi scomparsi che non si sono ancora trovati e tu, con un gesto, potresti fare la differenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: autismspeaks