La condizione fondamentale per svolgere i compiti a casa senza fatiche, secondo me è, soprattutto, creare l’abitudine di farli.
Più si abitua il bambino a lavorare e meno difficoltà si trova nello svolgere il lavoro. Nonostante il mio linguaggio e il mio comportamento si siano parecchio modificati da quando Ares ha la diagnosi di autismo, quando facciamo i compiti, cerco di essere il più naturale possibile per rendere diverso il compito dalla terapia. In fondo sono la mamma, non sono la terapista.
Ho detto più naturale, ma non meno strutturata. Strutturare è l’essenza del successo nel lavoro con mio figlio. Strutturare implica organizzare, in maniera precisa e dettagliata le attività da svolgere ed i materiali da proporre, gli spazi di lavoro ed i tempi di esecuzione e riposo: lo zaino resta lì, i quaderni là, le matite in quell’angolo, la gomma qui, ecc.
- Quando Ares era piccolino lo svolgimento dei compiti era molto più divertente di adesso. Con il passare del tempo e l’aumento della difficoltà nella didattica, è chiaro che di felicità nello svolgimento dei compiti, ne resta ben poca. Ma i compiti vanno svolti perchè completano l’insegnamento acquisito in classe
- Sin da quando Ares ha cominciato a fare i compiti alle elementari, ho creato per lui una lista di tutti i passaggi che doveva compiere: prima era una lista visiva, con fotografie degli elementi di cui doveva disporre, poi ho tolto le immagini e in seguito ho tolto via via un elemento. Ad esempio: prima la lista era composta da: 1.prendere il diario, 2.cercare la pagina segnata con il nastro, 3.leggere i compiti, 4.cercare nello zaino il quaderno della materia, 5.leggere a voce alta i compiti da fare, 6.fare il compito. In seguito ho tolto la voce: prendere il diario (lo faceva da solo) e ho lasciato le altre voci, fino a poi togliere tutto.
- L’ambiente dove svolgo i compiti è assolutamente privo di distrazioni (TV, cellulari, persone che deambulano per casa, ecc. ). La distrazione non giova mai alla concentrazione. Banditi, quindi, i rumori di ogni genere.
- Cerco sempre di lavorare in un posto di casa diverso da quello dove fa la terapia A.B.A., in modo di differenziare le due attività.
- E’ sempre Ares a scegliere con quale materia cominciare (Italiano, Matematica, Agraria) Sceglie sempre lui!
- Il compito deve essere molto, ma molto chiaro. Per ottenere ciò, è bene che i docenti sappiano come porli, da ogni punto di vista. Ogni due mesi, come molti di voi sanno, la terapista A.B.A., il Supervisore Bassani ed io incontriamo i docenti di sostegno e l’assistente OEPA, a scuola, per parlare apertamente delle difficoltà che trovano nel lavoro quotidiano in classe. In quell’occasione insegnanti e terapisti acquisiscono dettagli essenziali su come affrontare la didattica e anche i compiti (cercando di evitare che siano troppi e trovando il modo migliore affinchè siano compresi da Ares).
- Se si tratta di una ricerca, tutto il lavoro va organizzato prima e in maniera diversa da un semplice compito perchè una ricerca richiede l’uso del computer oppure di un Dizionario, Enciclopedia. Ne ho parlato QUI.
- Cerco sempre di rendere utile il momento del compito anche per lavorare sulle autonomie. Per questo motivo è Ares a prendere il diario, è Ares a cercare i compiti, è Ares a prendere i quaderni dove lavorare. E’ sempre lui a fare tutto. Io, all’occorrenza, cerco di aiutarlo, soltanto se ce ne bisogno.
- Ares è abituato a lavorare, anche in maniera continuata, per circa un’ora, ma se i compiti sono tanti, si prende una pausa quando finisce ogni materia. Sempre un tempo limitato concordato con lui: “Ares guarda l’orologio, sono le 15 e 30, alle 15 e 40 ricominciamo“. Di solito si siede senza problemi quando finisce la pausa. Ad ogni modo riceve sempre i miei complimenti ogni qualvolta si siede senza difficoltà!
- Alla fine di ogni compito ho sempre pronte le pizzette piccole rosse (la merenda preferita di Ares), meritate, dopo un lungo e difficoltoso lavoro.
- Qualche volta, se noto che Ares è particolarmente stanco gli faccio fare una semplice operazione e rimandiamo tutto ad un altro momento oppure finiamo di fare i compiti. Capita che non abbia dormito bene, che sia andato comunque a scuola, abbia introdotto un argomento nuovo e che quindi sia particolarmente provato. In quel caso basta in informare i docenti e i compiti si fanno un altro giorno.
- Nel caso in cui invece Ares metta in atto un comportamento problematico, mirato ad evitare il compito, rimango ferma e non si alza dalla sedia fin quando non ha fatto almeno una piccolissima parte del compito assegnato. Fra le modalità di evitamento di Ares ci sono:
- ridere senza controllo
- cantare i compiti (legge cantando)
Le mie strategie nei confronti di questi comportamenti variano a seconda della reazione di Ares. A volte è sufficiente dire: FERMATI! (prima mostravo la flash card BASTA) e lui si ferma. A volte non è così: continua imperterrito, in quel caso gli tolgo lo sguardo e tendo a prendergli la mano per guidarlo su cosa deve fare, oppure indico con la mia mano il quaderno. Senza usare troppe parole e soprattutto senza urlare. Quello che di certo è VIETATO fare è smettere di lavorare, altrimenti Ares capirebbe che se canta io smetto di lavorare, e canterebbe tutta la settimana pur di evitare il compito. Se invece rimango FERMA è chiaro che da lì a poco capisce che se non lavora restiamo a tavola a “per sempre”.
Ora vi faccio vedere due momenti diversi nello svolgimento dei compiti. Nel primo video Ares esegue un compito sulle sensazioni dominanti nelle poesie di Pascoli (per il quale abbiamo studiato precedentemente). Nel secondo video esegue un semplice compito di italiano e matematica (articoli determinativi e un problema).
Ad oggi, Ares è assolutamente in grado di svolgere i compiti in totale autonomia.
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