3 cose da considerare quando si presenta una crisi

 

 

Mio figlio improvvisamente scoppia in una crisis terribile e non riesco a gestirlo in nessun modo. Dal nulla diventa una belva e non c’è ragione per farlo stare buono.

A prima vista le crisi improvvise di alcune persone autistiche appaiono imprevedibili ed esplosive, ciò porta i genitori a evitare comprensibilmente i confronti o a formulare richieste che potrebbero aggravare lo stato d’animo del proprio figlio. La buona notizia è che abbiamo molte ricerche a sostegno dell’uso di strategie basate sui principi dell’analisi comportamentale applicata (A.B.A.) per aiutare a svelare il mistero che circonda il comportamento di un bambino e per sviluppare piani di trattamento che possano ridurre con successo questi comportamenti difficili. Esistono 3 concetti chiave:

  1. I comportamenti si imparano. Non vuol dire che un genitore abbia deciso di insegnare al proprio figlio a picchiare gli altri, per esempio, ma piuttosto il bambino ha imparato che picchiare “funziona” per soddisfare un desiderio o un bisogno. Esempio classico: un bambino sta urlando davanti alla cassa del supermercato perché vuole delle caramelle. Sua madre potrebbe inizialmente a dire di no, ma quando il bambino continua a urlare e finisce per buttarsi per terra, il genitore potrebbe finalmente dargli le caramelle. Questa scelta ha senso in questo momento perché interrompe il comportamento, il bambino ora è felice e non fa più i capricci in pubblico. Ma questo potrebbe causare problemi in futuro perché il bambino ha ‘imparato che “urlare diventa una caramella”. La buona notizia è che se un bambino ha imparato a picchiare gli altri, a piagnucolare o a fare i capricci, può anche imparare a comportarsi in modo nuovo e più appropriato.
  2.  I comportamenti sono forme di comunicazione. I bambini autistici hanno spesso difficoltà con la comunicazione: potrebbero avere difficoltà a dirti cosa li infastidisce o potrebbero non chiedere ciò che desiderano in modo corretto. Anche i bambini che sono abbastanza verbali possono avere difficoltà a “usare le parole” quando diventano frustrati o arrabbiati. I bambini autistici, le cui capacità di comunicazione sono limitate, possono imparare che i loro comportamenti comunicano i loro desideri in modo molto efficace. Quindi, quando tuo figlio ha un comportamento problema, una domanda importante da porsi è: “Cosa sta cercando di dirmi mio figlio attraverso questo comportamento?” Un capriccio potrebbe significare: “il compito è troppo difficile”. Urlare potrebbe significare: “lasciami in pace”. Colpire potrebbe voler dire: “sono stanco”.
  3. I comportamenti svolgono una funzioneUn bambino può agire in un determinato modo per evitare una situazione o una richiesta. Ad esempio, un bambino che ha capito che sta entrando in palestra a fare sport, potrebbe picchiare un altro studente in classe per “sfuggire” al rumore terribile che sente dovuto all’acustica del luogo. Un bambino può anche impegnarsi in un comportamento problematico per richiamare la tua attenzione. Ad esempio, un bambino potrebbe iniziare a urlare perché ha imparato che questo attirerà rapidamente l’attenzione di suo padre quando guarda la televisione. Un bambino può imparare che il suo comportamento gli fa ottenere prima quello che desidera. Ad esempio, un bambino può buttarsi per terra quando sua madre spegne la TV perché ha imparato che buttandosi per terra la madre riaccende la TV pur di non vederlo in quello stato mentre magari la sorellina dorme. Infine, alcuni bambini mettono in atto alcuni comportamenti perché sono a loro piacevoli e gratificanti. E’ il caso, ad esempio di un bambino che tamburella le mani perché lo trova piacevole quando è nervoso. 

Quando si tratta di gestire comportamenti problema, il punto di partenza sarà sempre cercare di capire lo scopo o la “funzione” del comportamento.

Ad esempio, un bambino in classe inizia a urlare durante lo svolgimento di un lavoro (disegnare) l’insegnante decide di portare il bambino fuori dalla classe, in biblioteca ad esempio, perchè infastidisce ai compagni. Questo bambino quindi disturba perché sta cercando di evitare il lavoro in classe. Sebbene la soluzione dell’insegnante sia abbastanza logica, non sarà efficace nel ridurre il comportamento in futuro perché il bambino è riuscito a evitare il lavoro in classe e ci è riuscito urlando. Prendi lo stesso comportamento e la stessa risposta dell’insegnante, ma questa volta la funzione dei comportamenti del bambino è quella di attirare l’attenzione dei compagni. In questo caso, la soluzione dell’insegnante di portarlo fuori dalla classe potrebbe aiutare a diminuire il comportamento problema perché si tiene conto della funzione corretta del comportamento problema del bambino: cercare l’attenzione. Questo è il motivo per cui è così importante non concentrarsi soltanto e unicamente sul comportamento quando si pensa a come gestire il problema. È più utile sempre mirare alla funzione del comportamento!

Ora che rimane chiaro il fatto che i comportamenti hanno sempre una funzione non resta che lavorare per capire di quale funzione si tratta e con quale strategia gestire i comportamenti del bambino. Bisogna quindi creare un piano di lavoro serio sulla base della raccolta dati, tenendo sempre presente che qualsiasi nuova strategia potrebbe richiedere del tempo per essere efficace poiché tuo figlio o alunno sta imparando un nuovo modo di comportarsi! Coerenza e prevedibilità sono le chiavi del successo. Il bambino imparerà ad accettare nuove regole quando ti vedrà rispondere allo stesso modo ogni volta.

Un articolo per affrontare i comportamenti problema lo trovate QUI oppure inserendo qui a destra in alto le parole aggressività, crisi, comportamenti problema.

 

 

 

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