Sistema di valutazione dei compiti. Gli errori da evitare

 

 

Mi è capitato più di una volta di ricevere messaggi dove mi si chiede un’opinione sul voto che ricevono i bambini autistici nei compiti e nelle verifiche quotidiani. Si va dal “bravo” al “bravissimo”, passando per “grandioso” “superlativo”, ecc. Non mi riferisco, quindi, in questo articolo, ai voti ufficiali delle pagelle, bensì a quei compiti di classe o di casa, che vengono giudicati dai docenti.

I gesti di apprezzamento, in generale, sono utili per i bambini autistici e non. Sapere di aver fatto bene un compito è sempre motivo di gioia per gli alunni, soprattutto se lo sforzo è stato grande.

Diciamo che non sono amante degli eccessi quando si tratta di valutazioni: secondo me è meglio un semplice “bravo” e non l’esaltazione di una realtà che a lungo andare potrebbe trarre in inganno il bambino. Parole straordinariamente esagerate come “fantastico” “sei super”, riferite ad un semplice compito di scuola, non aggiungono molto al valore del compito, ma anzi, spesso potrebbero abituare al bambino a valutazioni che si distaccano dalla realtà e che non motivano e non spronano il bambino ad essere migliore. Per dirlo con una frase: non servono a niente.

La parola “bravo” in sè non spiega nulla, dice soltanto che hai rispettato le aspettative della docente, ma non offre spunti per migliorare.

L’ideale sarebbe, come sempre, trovare una via di mezzo e affiancare al “bravo”, una piccola spiegazione che aiuti l’allievo autistico a lavorare meglio, magari con parole semplici: “ricorda di ripassare i verbi perchè hai sbagliato alcune coniugazioni”, “attento, la parola camicia è femminile”, “il tema è davvero bello, hai soltanto sbagliato alcuni articoli”. ecc.

I voti negativi:

Esistono e sono necessari, ovviamente. Ma, con gli studenti autistici funzionano?

Io direi che dipende da vari fattori, soprattutto dal livello cognitivo dello studente, da quanto capisce il voto che ha ricevuto, da come viene impostato il voto da parte dell’insegnante.

Se un allievo autistico, che ha faticato tanto, che si è impegnato davvero nella risoluzione di un problema di matematica, nel capire un esercizio di chimica o di italiano, riceve un “Male”, beh, penso proprio che si senta un fallito, che ci rimanga malissimo. Ecco perchè il voto deve rispecchiare un percorso e non deve essere la mera emissione di un semplice giudizio.

Devo anche dedicare un paragrafo ai docenti che invece si esprimono con voti come questo:

Un cuore che piange

Potrebbe essere anche una faccina che piange, ma mi soffermo sul cuore triste perchè lo trovo simbolico per spiegare quanto segue: un cuore che piange è una metafora. Le metafore sono estremamente difficili da capire per le persone autistiche.

Inoltre, la maggior parte delle persone autistiche non sviluppa una conoscenza spontanea delle emozioni, ma si tratta di un’abilità che va insegnata con tantissimo sacrificio, per cui un cuore che piange dista anni luce dalla forma mentis di una persona autistica. Menziono anche che un voto simile non ha nessun scopo educativo, anzi, potrebbe far gettare nello sconforto l’allievo autistico.

Noi genitori, come dobbiamo comportarci riguardo al voto?

Io, personalmente, non ho mai dato molto peso al voto dei compiti o delle pagelle. So perfettamente quanto Ares lavora e si impegna, soprattutto davanti a compiti nuovi, per cui che prenda Bravo o Bravissimo, sinceramente non m’interessa. Lo stesso vale per i 9, i 7 o i 6 in pagella.

Uso sempre i voti per capire dove lavorare con Ares. Se vedo molti sbagli in un argomento, lo inserisco nella terapia e m’impegno affinchè Ares migliori, ma senza stress, senza farne una tragedia. 

Noi genitori dobbiamo accompagnare i nostri figli durante la loro crescita senza far loro pesare la valenza di un voto. Se la scuola non ci viene incontro, perchè spesso le mancanze sono tante, dobbiamo essere noi a spiegare ai nostri figli cosa significa un voto, come possono migliorare, e dobbiamo premiarli per gli sforzi che noi sappiamo hanno fatto. 

Il voto, ricordiamolo, fotografa un istante, non un percorso, Il giorno del compito si può essere stanchi, aver dormito male, essere poco concentrati, quindi quel voto di quel giorno non rispecchia affatto gli sforzi del bambino.

Diamo quindi, la giusta valenza al giudizio del docente, ma pensiamo sempre a tutto che si è fatto prima di arrivare a quel voto. 

 

 

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