Gli psicofarmarci? Fanno più male che bene.

Il professore Peter Gøtzsche,  ricercatore medico ed ex leader del Nordic Cochrane Center presso Rigshospitalet a Copenaghen , in Danimarca, ha 16200512affermato, in un dibattito del British Medical Journal, che la maggior parte delle prescrizioni di psicofarmaci potrebbe essere interrotta senza causare danni. “Data la loro mancanza di beneficio, ritengo che sarebbe meglio per tutti se potessimo bloccare quasi tutti i farmaci psicotropi” -afferma Gøtzsche.

In un’intervista pubblicata nel diario El Pais Gøtzsche sostiene che gli antipsicotici sono fra i medicinali più tossici che esistano, dopo la chemioterapia per il cancro. Inoltre afferma che in realtà non abbiamo bisogno di antipsicotici, perchè in realtà, se ci atteniamo al nome, non è che curino la psicosi. Gli antipsicotici calmano le persone, ma allo stesso tempo strappano le loro emozioni, parte dei loro pensieri normali. Molte di loro si trasformano in zombies, non in grado di fare nulla. 

Le opinioni espresse da Peter Gøtzsche, sono fortemente osteggiate da molti esperti in salute mentale. Tuttavia, altri dicono che il dibattito sull’uso degli psicofarmaci è importante e evidenzia che c’è stato un uso eccessivo di antipsicotici per calmare i pazienti aggressivi con demenza.

Gøtzsche afferma che più di mezzo milione di persone di età superiore ai 65 anni muoiono a causa dell’uso di psicofarmaci ogni anno nel mondo occidentale. “I loro benefici dovrebbero essere colossali per giustificare questo, invece sono minimi”, scrive.

Afferma che gli studi condotti con i finanziamenti delle case farmaceutiche sull’efficacia degli psicofarmaci sono stati quasi tutti di parte, perché i pazienti coinvolti sono stati in genere sottoposti ad altri farmaci. Fermano i loro farmaci e spesso subiscono una fase di sospensione prima di iniziare il farmaco sperimentale, che sembra avere un grande beneficio. Sostiene inoltre che le morti per suicidio negli studi clinici sono sottostimate.

I risultati delle sperimentazioni sui farmaci schizofrenici sono deludenti, sostiene, e quelli per l’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione iperattivo) sono incerti. “Il sollievo a breve termine sembra essere sostituito da danni a lungo termine. Gli studi sugli animali suggeriscono, con forza, che questi farmaci possono produrre danni cerebrali, il che è probabilmente esteso a tutti i farmaci psicotropi”, scrive.

“Considerato il loro scarso beneficio, ritengo che potremmo bloccare quasi tutti i farmaci psicotropi senza causare danni – facendo cadere tutti gli antidepressivi, i farmaci ADHD e i farmaci per la demenza … e usando solo una minima parte degli antipsicotici e delle benzodiazepine che attualmente utilizziamo.

“Ciò porterebbe a popolazioni più sane e longeve. Dato che i farmaci psicotropi sono estremamente dannosi se usati a lungo termine, dovrebbero essere usati quasi esclusivamente in situazioni acute e sempre con un piano deciso per diminuire gradualmente, il che può essere difficile per molti pazienti “.

Le opinioni di Gøtzsche sono contrastate da Allan Young, professore di disturbi dell’umore al King’s College di Londra, e da John Crace, un paziente e scrittore psichiatrico.

Entrambi sostengono che le prove di ricerca mostrano che i farmaci funzionano e che sono altrettanto utili ed efficaci i farmaci per alcune condizioni complesse. Di fatto, sono assolutamente necessari, dicono, perché le condizioni psichiatriche sono la quinta causa principale di disabilità in tutto il mondo. Molti pazienti psichiatrici soffrono di altre condizioni fisiche, aggiungono, che sono una causa maggiore di morte prematura, rispetto al suicidio.

Ari Ne’eman, presidente e co-fondatore dell’Autistic Self Advocacy Network , sostiene che “una percentuale considerevole dei farmaci prescritti serve come mezzo di contenimento chimico, invece di avere uno scopo terapeutico legittimo. “Ne’eman vede i farmaci come scorciatoie per trattamenti più appropriati.

La dottoressa Mary Margaret Gleason, professoressa alla Tulane University, sia da pediatra che da psichiatra infantile, dice che incontra molti genitori che vorrebbero evitare i farmaci soprattutto se possono utilizzare altri interventi più efficaci. Ci sono anche famiglie che hanno avuto pochissimo supporto e opportunità per altri interventi. “Questi genitori sono esausti, sopraffatti dai sintomi dei loro figli e frustrati dal tempo e dall’energia che impiegano per trovare una soluzione ai loro problemi”, dice. “Per alcuni in questa situazione, c’è la convinzione che i farmaci siano una soluzione più rapida e richieda meno impegno, meno giorni liberi da chiedere al lavoro, e complessivamente meno energia”.

Problemi scolastici

“Molti genitori, afferma Gleason, potrebbero non ammetterlo facilmente, ma la decisione sui farmaci per contribuire a ridurre il comportamento problematico è spesso legata al processo di far accettare i bambini a scuola

La scuola dice alla famiglia: ‘ Non sappiamo più come fare con tuo figlio, il suo comportamento è sempre peggiore, perché non provi qualche farmaco?’. E tutto ciò tende a fare pressione sui genitori.”

“La maggior parte vuole che i loro figli abbiano un comportamento migliore, sia a casa che a scuola”, afferma il dott. Glen R. Elliott, capo psichiatra e direttore sanitario del Children’s Health Council . “Ma la loro preoccupazione è anche quella di perdere il loro bambino – perchè sanno che il loro bambino non sarà più la persona a cui sono abituati.”

D’altra parte, i genitori i cui figli sono inclini ad un’aggressione incontrollabile, possono vedere un potente antipsicotico come l’unica cosa che si frappone tra l’essere in grado di mantenerli a casa e portarli ad un Istituto.

“Ho trascorso 20 anni come insegnante di classe”, dice l’ex insegnante e avvocato Landon Bryce . “Sono stato costantemente scioccato dalla pressione che subiscono i genitori e dallo stress che causa loro il dover dare psicofarmaci ai propri figli. Penso che i bambini che prendono antipsicotici siano più facili da controllare, ma sono sicuramente più difficili da insegnare.

In Italia sono oltre 7 milioni gli italiani che utilizzano antidepressivi o antipsicotici in regime convenzionato con il Sistema Sanitario a cui se ne aggiungono altri 900 mila che li acquistano in distribuzione diretta. Stiamo parlando di oltre un italiano su 8, considerando anche i bambini. Il costo complessivo della spesa per questo genere di farmaco è di 340 milioni di euro.

Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto del Ministero della Salute in materia di salute mentale, nel 2016 su scala nazionale ci sono stati 122 adulti trattati con antidepressivi su 1000 abitanti in regime convenzionato (i farmaci vengono acquistati dalla ASL/Regione ma distribuiti al paziente, per loro conto, dalle farmacie territoriali aperte al pubblico) e 4,5 su 1000 in distribuzione diretta (le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere acquistano i farmaci, e li distribuiscono, mediante le proprie strutture, direttamente ai pazienti per il consumo al proprio domicilio), per un totale di 44,2 DDD/1000 die in regime convenzionato e 0,7 in distribuzione diretta.

A questi si aggiungono i consumi di antipsicotici, anche se in misura minore rispetto agli antidepressivi: si stima che siano trattati con antipsicotici in regime convenzionato 16,1 adulti su 1000, a cui si aggiungono altri 14 su 1000 trattati in distribuzione diretta.

 

 

 

 

 

 

Fonti: childmind.org
theguardian

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