Vi racconto il mio viaggio a Cuba

Sono tornata da Cuba con un bagaglio pazzesco  di esperienze, come sempre, ma anche con due fisse  nuove di Ares:  fermare la gente per applaudire (non chiedetemi  perché) e chiedere, a chiunque gli venga presentato , il solletico nelle mani!  Dovrò lavorarci! Ma i viaggi mi regalano anche nuovi  cibi! Perché in mancanza di alcune abitudini alimentari,  Ares  tende ad arrangiarsi per istinto di sopravvivenza.  Ed io ne approfitto ovviamente.

Questo è stato un viaggio atipico rispetto agli altri, non è stato un classico itinerario di spiagge e mare, ma ci siamo fermati a Guantànamo, la mia città, nella casa che mi  ha visto crescere,  e nella quale ancora abitano i miei genitori  ultra ottantenni.

Guantànamo è una città assurda, difficile da raccontare, in lei convergono più che in altre città di Cuba,  le basi  del comunismo e anche quelle del capitalismo, con al centro  la proprietà privata, che la fa da padrone. Tristemente nota  come la città del carcere americano,  (in realtà la base americana si trova a Caimanera,  a 65 km dalla città) che ospita migliaia di prigionieri per lo più terroristi e dove si verificano le più atroci torture,  Guantànamo è una delle città più povere di Cuba.  245 mila abitanti e la temperatura più alta dell’isola, che supera  spesso  i 35 gradi di notte, quindi immaginate a mezzo  giorno cosa può essere.

In questa città ci si muove con  i calessi al posto dei taxi,  la maggior parte dei prodotti alimentari si compra per strada, tramite i venditori ambulanti che vendono porta a porta,  oppure visitando qualsiasi stradina, dove trovi carne di maiale, pollo, frutta e verdure… Spesso spariscono dalla circolazione alcuni prodotti:  ad esempio quest’estate  non  si trovavano le patate.

Provo a raccontarvi, in 5 minuti, il nostro viaggio incredibile nella città di Guantànamo… sempre con  l’autismo appresso…

 

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