Vostro figlio non sta seduto al Ristorante? Ecco come risolvere!

 

 

 

Ho fatto una piccola ricerca, ho consultato alcuni documenti della mia cartella “come ho fatto” e letto tanti articoli trovati nel web. Ho chiesto consigli al mio supervisore Bassani, consultato alcuni forum di ragazzi asperger, e penso di essere in grado di illustrarvi, con parole semplici, quale strategia usare per mangiare al ristorante con vostro figlio autistico senza il solito stress, che oramai vi ha costretto a rinunciare alla cena o al pranzo.

Ho anche scoperto, come spesso mi accade quando studio le tecniche comportamentali, che la terapia A.B.A., come in questo caso, può essere applicata anche a tutti i bambini. I ristoranti sono pieni di bambini normo tipici che urlano e corrono appena togli loro i cellulari, e di genitori visibilmente in difficoltà, senza nessun controllo sugli atteggiamenti dei loro figli. Ecco, questo articolo è anche per loro.

Innanzitutto il mio primo consiglio è quello di cominciare a lavorare a casa. In tutte le dinamiche che riguardano il comportamento se non si comincia a casa, è impensabile riuscire ad ottenere risultati utili fuori.DSC00004

La soluzione per far stare seduto vostro figlio al ristorante è applicare una tecnica A.B.A. che si chiama controllo istruzionale. Una volta raggiunto questo controllo, riuscirete, non solo a mangiare in pace al ristorante, ma anche ad evitare che vostro figlio non corra in mezzo alla strada, non urli in luoghi pubblici, ecc. ecc. ecc.pappa ristorante ares piccolo

Il controllo istruzionale non è altro che insegnare a vostro figlio la remissività, l’arrendevolezza (con l’obiettivo positivo, in questo caso, di ottenere il rispetto di vostro figlio).

Indipendentemente dal tipo di intervento che usate, non potrete insegnare a vostro figlio tutto quello che volete se non otterrete la sua volontà di seguire la vostra guida. In pratica dovete insegnare a vostro figlio ad ubbidirvi.

Per quanto mi riguarda, non ho problemi a visitare ristoranti con Ares. Ci ho lavorato nel corso di molti anni e devo dire che il motivo principale per il quale Ares oggi riesce ad attendere il suo cibo al ristorante è l’abitudine, acquisita con la terapia A.B.A., di stare seduto per molto tempo. Ares per anni (da quando ne aveva 4) è stato rinforzato ogni qualvolta si sedeva, ed in base al tempo in cui riusciva a rimanere seduto. Ora siamo a circa un’ora e mezza di lavoro continuativo, spesso anche di più.IMG_20170702_1325184

Il comportamento peggiore che Ares riesce a tenere in un ristorante, ad oggi,  è qualche rumore/ecolalia o simile. Ma sta seduto sempre. Ovviamente scelgo posti non troppo rumorosi (senza musica troppo alta ad esempio) altrimenti me la cerco (come si suol dire). Se posso evito ristoranti dove appena entri senti bambini piccolissimi che urlano, perchè anche lì me la cerco. Scelgo sempre tavoli appartati, dove nessuno di noi si sente al centro degli sguardi (che arrivano comunque e dei quali, inutile dirlo, ME NE FREGO). 

 

Quello che appunto suggerisce il controllo istruzionale è far capire al bambino che siete VOI che controllate il rinforzo che lui avrà ogni volta che si comporterà in maniera adeguata. Ecco perchè siete voi che quando il bambino compirà un’azione che desiderate (stare seduto a tavola e mangiare il proprio cibo), rinforzerete il bambino con un rinforzo sociale, con un cibo preferito oppure con un oggetto. 

Vi consiglio subito di provare a casa con poco cibo nel piatto, che il bambino dovrà finire completamente, per poi ricevere il rinforzo. Man mano la quantità di cibo aumenterà, e ogni volta voi rinforzerete il suo comportamento appropriato fino ad arrivare a mangiare un piatto intero di cibo nel ristorante, a quel punto vi alzate con il vostro bambino, fate una passeggiata fuori, andate al bagno a lavare le mani, oppure date al bambino quel rinforzo che tanto aspetta: tablet, gioco, biscotto, ecc.

I bambini autistici spesso sono più intelligenti della media, ma non lo dimostrano e quindi hanno un QI che risulta molto basso. Non è una questione di non saper fare, ma di non voler fare: è una questione di motivazione!
La collaborazione e la voglia di imparare si acquisiscono solo con la motivazione e il rinforzo, che possono essere ottenuti soltanto con il CONTROLLO ISTRUZIONALE (ossia le nostre istruzioni controllano le risposte del bambino).

Il modo per ottenere il controllo istruzionale è far sì che il bambino voglia che l’interazione tra l’adulto e il bambino sia guidata dall’adulto. E’ assolutamente necessario, quindi, che il bambino capisca che il modo più facile e veloce per ottenere quello che vuole è seguire le istruzioni usando abilità comportamentali e linguaggio appropriati.
Senza il raggiungimento di questo modo di comportarsi, il bambino è motivato solo dai propri interessi e controlla LUI la situazione.

Ora vi elenco i sette punti che racchiudono questa tecnica del controllo istruzionale, leggete attentamente: (Di Robert Schramm, MA, BCBA, analista comportamentale, responsabile dell’ Istituto Europeo Knospe-ABA per l’intervento ABA/VB per l’autismo)

  1. Mostrate al vostro bambino che siete colui che controlla le cose che lui vuole prendere o con cui vuole giocare e che deciderete voi quando deve averle (I rinforzatori devono essere posti in un luogo noto o visibile ma NON accessibile al bambino. (Ares ad esempio spesso ha il suo nastro in tasca ma lo usa soltanto quando lo dice un adulto). Qualunque oggetto, non appena viene posato dal bambino, deve immediatamente essere riposto (se il bambino lo rivuole lo richiede). Se il bambino usa un oggetto che non si pensava avesse potere rinforzante, prendere nota e toglierlo di giro non appena lo lascia. Meglio avere un’IPER-CONTROLLO dei rinforzatori, specie all’inizio, in modo tale che l’adulto diventi “minuto per minuto” quello che concede i rinforzatori. Se invece i rinforzatori si lasciano a giro, l’adulto rischia di diventare quello che “minuto per minuto” priva il bambino dei rinforzi. Durante il tempo libero (dalla terapia) il bambino può avere accesso ai rinforzatori (facendo comunque attenzione a che non si sazi troppo), purché li richieda all’adulto in modo appropriato e prima di prenderne uno nuovo riponga quello usato precedentemente. Ovviamente il bambino non deve avere accesso ai rinforzatori che s’intendono usare a breve nella sessione d’insegnamento. 
  2. Fate vedere al bambino che siete divertenti. Fate in modo che ogni interazione che avete con lui sia un’esperienza piacevole in modo che lui voglia seguire le vostre direttive per guadagnare tempo per stare con voi. 
  3. Dimostrate al bambino che può credervi. Fate sempre quello che dite e dite quello che pensate. Se dite al bambino che deve fare qualcosa, non permettete che abbia accesso al rinforzo finché non l’ha completata in modo accettabile. Questo comprende l’aiutarlo a completare il compito, se necessario (“Fate sempre quello che dite e dite quello che pensate” ciò comporta un UTILIZZO ATTENTO DELLE PAROLE; per esempio, se si chiede al bambino: “vuoi giocare con me?”, oppure “giochiamo insieme?”, ci dobbiamo aspettare che il bambino possa anche rispondere “NO” e in quel caso dobbiamo rispettare la sua scelta.
    È diverso se gli diciamo, con linguaggio imperativo, “ora giochiamo insieme!”.
    Quindi, per evitare di creare confusione, date istruzioni esatte, precise e dirette di quello che volete faccia il bambino.
  4. Mostrate al bambino che seguire le vostre direttive è per il suo bene ed è la via migliore che ha per ottenere ciò che vuole. Dategli direttive facili quanto più spesso possibile e poi rinforzate le sue decisioni di partecipare facendo seguire a queste delle belle esperienze (Create il maggior numero possibile di occasioni di istruzione/rinforzo in modo che il bambino capisca il prima possibile il meccanismo e i vantaggi di seguirlo (per es. al di fuori della sessione d’insegnamento, se il bambino chiede un oggetto gli si può dire “va bene, siediti che te lo prendo”).
    MAI dire “SE fai questo, ALLORA ti do questo.” Il SE/ALLORA apre la strada alla negoziazione!
    MAI chiedere al bambino se vuole qualcosa, prima di avergli dato l’istruzione, perché anche questo potenzialmente può aprire la strada a problemi e negoziazioni; meglio sorprenderlo con un oggetto o un’attività che gli piace. Altrimenti il bambino potrebbe voler negoziare e decidere di partecipare solo se ritiene quello che gli offriamo abbastanza allettante. Il bambino finisce per riprendere il controllo della situazione, modulando la propria partecipazione/collaborazione in base al valore del rinforzo che gli spetta.
    Per cui: EVITATE DI CHIEDERGLI, PRIMA DELLA RICHIESTA: “COSA VUOI?….OK ALLORA SARÀ IL TUO RINFORZO”, perché è come se gli dicessimo “Se collabori, ALLORA ti do questo!”
    NON mostrate al bambino il rinforzo che riceverà, a meno che non sia lui a chiedere un oggetto in particolare; in questo caso è possibile dire “PRIMA …, e POI ti do …”. In quest’ultimo caso non c’è spazio per la negoziazione. 
  5. RINFORZO CONTINUO, SUCCESSIVAMENTE INTERMITTENTE
    Il rinforzo, che inizialmente deve essere dato dopo ogni risposta positiva, deve passare in seguito ad un numero sempre minore.
  6. Dimostrate di conoscere le priorità di vostro figlio e le vostre
    Fate una lista dei rinforzi del bambino da dividere nelle 3 categorie:
    – Cibo, Rinforzo tangibile, Rinforzo sociale (Cercare di aggiungere 1 o 2 nuovi rinforzi ogni giorno, partendo da rinforzi con caratteristiche analoghe e dall’osservazione delle routine e auto-stimolazioni del bambino.
    USATE SEMPRE IL RINFORZO SOCIALE.
    Ruotate i rinforzi per evitare fenomeni di sazietà.
    Usate i rinforzi più importanti per il bambino per rinforzare abilità più difficili o importanti, usando la procedura del rinforzo differenziato.
  7. Fate capire al bambino che ignorare le vostre istruzioni o scegliere comportamenti inappropriati NON porterà ad ottenere il rinforzoIMG_20170702_1328357

L’abilità di acquisire il controllo istruzionale è estremamente importante, perché è ciò che aiuta a trasformare il mondo del bambino in un ambiente di apprendimento globale (comprensivo).
I sette punti consentono di spezzare la spirale di comportamenti di ricerca di attenzione / fuga / autostimolazione che portano a risultati rinforzanti per il bambino.

Nel caso in cui il bambino scelga di non collaborare e di mettere in atto un comportamento problematico EVITATE MINACCE VUOTE / STERILI. Le nostre parole saranno significative solo se accompagnate da azioni che corrispondono al proprio significato.

Vi sono 2 principali tipi di procedure di estinzione che si applicano ai seguenti casi:
1  QUANDO IL BAMBINO VUOLE QUALCOSA DA NOI (es. ATTENZIONE oppure un oggetto che gli consegniamo noi, il ché implica che diamo comunque attenzione). In questo caso NON DOBBIAMO DARE ATTENZIONE e dobbiamo, per contro, rinforzare con l’attenzione solo i comportamenti alternativi adeguati (che vengono insegnati al bambino e inizialmente promptati);
2  QUANDO IL BAMBINO HA GIÀ LA NOSTRA ATTENZIONE E METTE IN ATTO
COMPORTAMENTI INADEGUATI (es. il rifiuto di rispondere ad un’istruzione o chiedere qualcosa in modo appropriato). In questo caso dobbiamo IMMEDIATAMENTE RIMUOVERE O LIMITARE LA NOSTRA ATTENZIONE (es. smettere di parlargli e andarsene).

L’estinzione è da preferire rispetto all’applicazione di procedure di PUNIZIONE: la punizione è uno dei metodi che generalmente rendono avversive, per il bambino, le persone che le utilizzano; mentre l’ESTINZIONE si basa semplicemente sul mancato accesso a rinforzi non guadagnati. Per i bambini i cui scoppi/picchi di estinzione risultano in comportamenti gravemente etero-aggressivi o autolesionistici è necessario fare ricorso alla PROCEDURE DI PUNIZIONE.

La PUNIZIONE può essere positiva o negativa.
La punizione positiva consiste nell’aggiungere all’ambiente del bambino una qualunque cosa che diminuisce l’uso del comportamento inappropriato in futuro (es. alzare la voce, aggiungere lavoro, ecc.).
La punizione positiva nonostante diminuisca l’emissione futura del comportamento inadeguato, incoraggia tuttavia il bambino ad allontanarsi dall’interazione con l’adulto che somministra la punizione. È pertanto preferibile ricorrere alla punizione negativa, che si ha quando, dopo che si è manifestato il comportamento inappropriato, viene rimosso dall’ambiente del bambino qualcosa, riducendo l’emissione futura di tale comportamento (es. interrompere attività rinforzanti, togliere oggetti rinforzanti). Le procedure basate sulla punizione negativa richiedono che il bambino si muova nuovamente verso l’adulto, per ricominciare un’interazione che gli consenta di accedere al rinforzo e quindi sono nettamente preferibili rispetto a quelle basate sulla punizione positiva.
Il modo più sistematico di usare la punizione negativa consiste nello sviluppare quello che la scienza comportamentale chiama OPERANTE MOTIVAZIONALE CONDIZIONATO-RIFLESSIVO (ossia condizionato dalla risposta), attraverso la procedura delle c.d. MINICONSEGUENZE.

La PROCEDURA DELLE MINICONSEGUENZE consiste nella presentazione di piccoli, ma gradualmente più elevati livelli di punizione, organizzati in una serie di condizioni peggiorative. In questo modo il bambino è immediatamente in grado di capire che è sulla strada sbagliata per l’ottenimento del rinforzo e può correggere il proprio comportamento.

Ad esempio se diamo al bambino l’istruzione “stai seduto”, il fatto che il bambino si siedaci segnala che il bambino ha intrapreso la strada giusta per avvicinarsi al rinforzo. Ma se il bambino evita in qualunque modo la nostra richiesta, a seconda della persistenza del comportamento, si applicheranno delle miniconseguenze progressivamente peggiorative. Per es. supponiamo che il rinforzo sia costituito da un piattino d’uva: progressivamente (a) tappare con una mano il rinforzo per ostruirne o limitarne la vista, in modo da indicare che il rinforzo comincia a non essere più disponibile; (b) allontanare fisicamente il rinforzo; (c) metterlo dietro la schiena o sopra la testa; (d) riporlo in un luogo visibile ma non raggiungibile (es. una mensola); (e) riporlo in un luogo non
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Ogni miniconseguenza deve essere accompagnata da una mimica facciale che segnali immediatamente al
bambino che l’accesso al rinforzo sta diventando più difficile (questo comporta anche che il bambino impari
a tener conto delle nostre espressioni facciali). 

Il vantaggio delle miniconseguenze è che ci consentono di dimostrare la nostra insoddisfazione nei  confronti di una scelta  comportamentale e inappropriata, non dando alcun tipo di attenzione o rinforzo positivo a quella scelta.

Nel tempo, mi sono resa conto che avere il controllo istruzionale di Ares mi ha consentito diverse libertà e sicuramente molto meno stress: ad esempio: non devo nascondere il cibo. Lui sa dov’è, ma non lo ruba, perchè è abituato a chiederlo per ottenerlo. Ares non crea problemi nei posti  affollati,  dicasi  ristoranti,  centri commerciali, negozi. Spesso è chiaro che è infastidito dal rumore, dalla musica ecc. ma al massimo chiede di andar via e sta a me decidere cosa fare, non certo a lui. 

E’ essenziale che Ares faccia quello che dico io. Penso sia uno degli obiettivi più importanti fra tutti quelli che ho raggiunto giacchè mi consente di avere il controllo di un ragazzone gigante, autistico, con problemi comportamentali, sensoriali e via dicendo. Se Ares decidesse di buttare via tutti i mobili di casa mia dalla finestra, ci riuscirebbe in due secondi, invece NO, non lo fa, eventualmente chiederebbe se può farlo e lì subentro io che gli dico: “No Ares, mi dispiace, non puoi buttare giù il divano”, rimettilo a posto, e lui lo fa. Vi assicuro che lo fa! Ecco, raggiungete anche voi il controllo istruzionale dei vostri figli, soprattutto se sono piccolini, perchè ricordatevi che poi crescono.

 

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