AUTISMO. Come insegnare al bambino ad usare il bagno correttamente

 

 

La cacca è una delle questioni più difficili da me affrontata nel lungo percorso dell’autismo. Ad un certo punto ero disperata, credevo veramente di non riuscire mai a condurre Ares verso la strada giusta. Un incubo!! Ho raccolto cacca in ogni angolo di casa, era disarmante!. Tutto ciò prima di avere una diagnosi, mi sentivo veramente persa, non sapevo per quale motivo mio figlio, a 3 anni, ancora non facesse la cacca nella tazza, come gli altri.

Ora, ovviamente, dopo anni e anni, Ares fa tutto da solo e, la nostra vita, è radicalmente cambiata.

Il primo passo da fare è abituare il bambino all’ambiente del bagno. Alcuni bambini che portano il pannolino fanno i loro bisogni in punti qualsiasi della classe o della casa, altri prediligono alcuni posti: possono nascondersi dietro una tenda, dietro ad un armadietto ecc. Appena ci accorgiamo che il bambino sta per fare i suoi bisogni, lo accompagniamo  gentilmente in bagno,  standogli dietro oppure sollevandolo da terra con delicatezza. Questo per fare in modo che la relazione con noi non lo distolga del tutto da ciò che deve fare.

 

Cerchiamo di non parlargli in modo invadente, possiamo pronunciare una breve frase descrittiva, a basso volume. In sintesi dobbiamo trasmettere il messaggio che il bagno è il luogo giusto per espletare i bisogni fisiologi in questione. Se la deambulazione è del tutto stabilizzata e il bambino può alzare un piedino può essere utile usare i pannolini “a mutandina” perché aiutano maggiormente il bambino a partecipare al cambio e poi funzionano in maniera più simile alla biancheria che verrà utilizzata in seguito.

Il secondo passo da compiere è una valutazione personalizzata: per circa due settimane verifichiamo ogni mezz’ora se il pannolino è bagnato o asciutto, e prendiamo nota. Per ciascun orario segniamo se il pannolino è bagnato (scrivendo B), sporco (con S), asciutto (A) oppure bagnato e sporco (B/S). Lo scopo è quello di individuare i momenti della giornata in cui il bambino evacua più frequentemente, in modo da fissare gli orari in cui lo porteremo in bagno. Ricordiamoci che gli orari del bambino cambiano a seconda della crescita e della stagione.

In seguito all’osservazione togliamo il pannolino (per avere maggiore gradualità nelle prime due settimane possiamo far indossare al bambino il pannolino-mutandina) e portiamo il bambino in bagno soltanto nell’orario in cui è più probabile che urini o evacui. La permanenza sul water dovrà durare da pochi secondi a 2 minuti al massimo. Comunque l’andare in bagno non dovrà diventare un assillo. Ogni volta che otteniamo un successo rinforziamo e premiamo il bambino con un oggetto o un’attività particolarmente gradita.

GIOCO TIRA LA CACCA 

Cerchiamo di stabilire una routine con supporti visivi, che può essere rappresentata da2553809.controllo_sfinterico1 una sequenza di oggetti o di immagini (in base al suo livello di sviluppo). Per favorire la memorizzazione e la corretta esecuzione di tutti i passaggi visualizziamoli e incolliamoli in sequenza su un cartellone da apporre in maniera visibile nell’ambiente bagno. Inizialmente indichiamo il disegno corrispondente al passaggio che il bambino sta compiendo, successivamente indichiamo i vari passaggi solo verbalmente, in seguito invitiamolo a seguirli da solo. Nella foto a destra possiamo osservare una sequenza fatta di disegni, per semplificare ulteriormente la visualizzazione possiamo utilizzare foto di ogni passaggio da compiere.

E’ importante sottolineare che la buona riuscita di questa procedura è condizionata dal coinvolgimento e dalla coerenza di tutte le figure educative che ruotano intorno al bambino. 

Con Ares ho ideato diversi step, ci vuole tanta pazienza, ma la mia catena di azioni non ha possibilità di errori.

Ares entra in bagno, si abbassa i pantaloni BENE e fa la cacca, poi prende 4 pezzetti di carta, non uno in più, non uno in meno.unnamed (1)

Li ammucchia (questo per evitare che si pulisca il sedere con soltanto uno dei quadretti di carta) si pulisce (mi sono più volte accertata che si pulisca nel punto esatto e non nelle natiche). Questa azione di pulirsi la deve fare due volte (quindi deve prendere due volte 4 pezzetti di carta), onde evitare che rimanga sporco, anche se la prima volta è già sufficientemente pulito. Nel dubbio, io preferisco che si pulisca due volte.

 

L’AZIONE PIU’ IMPORTANTE AVVIENE ORA: una volta che si è pulito, la carta sporca deve scivolare nella tazza senza che Ares la veda. Quindi, la carta sporca con la quale si è appena pulito Ares la butta direttamente, senza che abbia mai un contatto visivo con essa. Questo è un punto essenziale. Ho visto una volta un film sull’autismo dove una mamma entra nella stanza di suo figlio e lo trova immerso in un mare di cacca con la quale giocava. Beh, non ci deve capitare, quindi, la carta deve andare giù SUBITO, senza storie. Spesso le persone autistiche trovano piacere a toccare e manipolare le feci in quanto morbide, non avendo, in certi casi, particolare distinzione degli odori gradevoli o sgradevoli.

Poi Ares prende due ultimi quadretti di carta e si pulisce il pene, questo perchè spesso fa anche la pipì.

Si alza, scarica premendo il bottone dello scarico (prima dovevo aiutarlo perché era troppo piccolo e non ce la faceva a spingere, ora fa da solo)

Si siede nel bidet, di schiena rispetto al rubinetto

apre il rubinetto (gli ho insegnato ad aprire piano l’acqua, perchè all’inizio quando apriva di botto il rubinetto, il getto d’acqua schizzava dappertutto)

prende una goccia di detergente intimo con la mano destra, si pulisce (anche qui mi sono accertata che si pulisse nel posto giusto)

prende il suo asciugamano giallo (sempre lo stesso colore)

si alza e si lava le mani…poi esce.

Non ci crederete, ma Ares non esce dal bagno senza lavarsi le mani perché questa procedura oramai è diventata abitudinaria. Lo guardo, a volte, dalla fessura della porta e fa esattamente quello che ho scritto sopra, senza nessun tipo di cambiamento.

Per un periodo mi chiamava: “mammmaaaaaa”, ma era soltanto per pigrizia, piano piano l’ho “abbandonato” a se stesso e si è reso conto che doveva fare da solo.

Nel tempo, facendo da solo, siccome poteva capitare che io non sapessi se lui era andato in bagno, abbiamo pattuito un “segnale”, e cioè, che doveva porre il detergente intimo in un posto diverso da dove l’aveva preso, così da accorgermi che era andato al bagno.

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Insomma ci vuole pazienza e caparbietà. Ma bisogna insegnargli da piccoli perchè si tratta di un’abilità, che poi resta per sempre.

 

 

 

alcuni riferimenti sono stati presi da giunti scuola

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