Docente di Sostegno. Rapporto 1:1: non soltanto vantaggi

 

La maggior parte di noi genitori pensa ancora che il docente di sostegno appartenga al bambino con difficoltà nella classe. E quando comincia l’anno scolastico non vediamo l’ora di conoscere l’insegnante di sostegno assegnato “a nostro figlio”, di avere il suo cellulare, di parlare con lui delle caratteristiche del nostro bambino. L’idea che nostro figlio sarà supportato dalla presenza costante di una persona preparata che lo seguirà individualmente, ci rassicura, ci porta a vivere il rapporto con la scuola in un modo più sereno e ci fa anche sperare in risultati sul piano didattico, alcuni, spesso, impossibili da ottenere.

Ares, pronto per la gita con l’insegnante di sostegno

 

Vediamo nell’insegnante di sostegno l’unico referente scolastico, la persona a cui rivolgersi per qualsiasi evenienza, l’unico in grado di capire le problematiche di nostro figlio e di soddisfare i suoi bisogni, dimenticando che nostro figlio è inserito in una classe in cui operano altri insegnanti. E’ chiaro che, per qualsiasi motivo, quando manca il docente di sostegno, andiamo tutti nel panico, i genitori da una parte e i docenti curricolari dall’altra. Ma è la scuola la prima causa di questo sbagliatissimo modo di pensare.

Basta guardarci attorno nelle scuole: il PEI viene esclusivamente delegato ai docenti di sostegno, ai GLO si presentano spesso soltanto i docenti di sostegno, nelle scuole esistono sempre più “aule di sostegno” dove si lavora fuori dal contesto di classe CON il docente di sostegno, se il docente di sostegno manca, i curricolari si dotano di materiale extra lasciato dal docente di sostegno ai fini di tener “occupato” l’alunno con difficoltà, così di non recare disturbi alla quiete di classe. Il rapporto con i genitori viene delegato esclusivamente al docente di sostegno. Veramente ASSURDO!

Anche se può sembrare un’utopia, l’ideale sarebbe che un docente di sostegno inizi a lavorare con un rapporto 1:1 che poi, gradualmente, si vada sfumando, nella misura in cui, gli altri docenti curricolari, vengono sempre più coinvolti fino al punto che ognuno di loro, sia in grado di capire e gestire i nostri ragazzi. Sembra un miraggio ma così dovrebbe essere.Anna e Ares

Quando Ares era in prima elementare, sognavo che in quinta riuscisse a prescindere dal docente di sostegno e indovinate un po’ perchè non è stato possibile: perchè i docenti curricolari non erano assolutamente in grado di gestirlo. Soltanto in secondo Liceo, sono riuscita ad inserire un programma specifico, tramite il supervisore ABA, per insegnare ad Ares a stare da solo in classe e non necessariamente con un docente di sostegno dietro.

La scuola ha bisogno di una forte iniezione di competenza tecnica, metodologica. È necessario allargare la nozione di sostegno, vedendola come attività che accresce la capacità, da parte di tutti nella scuola, di rispondere alla diversità degli alunni. Si deve perciò, rivedere il ruolo dell’insegnante di sostegno perchè come dice il sociologo Morin, “ciò che non si rigenera, degenera”.

Questa espressione fa emergere la consapevolezza di come non sia sufficiente attuare l’inserimento di ragazzi con difficoltà nella scuola perché si sviluppi l’inclusione. Si tratta di un processo da costruire, situazione per situazione, anno dopo anno, non bastano, anche se costituiscono condizioni necessarie, le leggi e le risorse, ma è indispensabile che tutta scuola sviluppi la capacità di essere inclusiva, accogliente, per tutti gli alunni, attuando la personalizzazione, offrendo risposte ai bisogni specifici di ognuno e possibilità di successo formativo per tutti.

Soltanto quando il PEI sarà formulato veramente da tutto il team degli insegnanti della classe e nella stesura della programmazione scolastica si terrà conto della presenza dell’alunno con difficoltà di cui devono farsi carico tutti coloro che operano nella classe stessa, allora potremo dire che il bambino autistico è correttamente seguito in classe.tavolo-trattativa

Le disposizioni normative sono chiare: il docente specializzato viene assegnato alle classi in cui sono presenti allievi con difficoltà per garantire attività integrative e di sostegno, che comunque devono coinvolgere la generalità dei docenti. È un mediatore, accreditato da competenze specifiche, con il compito di favorire il ri-conoscimento della peculiare originalità dello studente con deficit da parte della comunità classe, e la conciliazione tra i suoi bisogni educativi speciali e quelli dei compagni.

Da una parte ritengo assolutamente imprescindibile che in una classe dove c’è un allievo autistico ci sia un docente di sostegno (e bisogna far valere i propri diritti in tal senso), ma è pur vero che la vera inclusione si raggiunge quando l’alunno non è esclusivamente dipendente da quel sostegno, ma riesce a lavorare con qualsiasi docente curricolare della classe. Il rapporto 1:1, alla fine, diventa deleterio e sottrae indipendenza e competenze nelle autonomie, nel linguaggio e anche nell’interazione con i pari.

Il PEI, inoltre, e ce lo dice chiaramente il DPR 24 febbraio 1994, deve essere il frutto della collaborazione di tutte le figure che operano con l’alunno che ha difficoltà, compresi i genitori, i quali se coinvolti, potranno conoscere quanto la scuola fa per il figlio e quindi essere indotti a collaborare, continuando, ove e se possibile, l’iter educativo proposto. In questo modo anche noi genitori non vedremo più l’insegnante di sostegno come il “solo” insegnante di nostro figlio e ci sentiremo molto più tranquilli proprio perchè avremo la certezza che in qualsiasi momento della giornata scolastica nostro figlio sarà seguito in modo adeguato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: 
Bibliog: edscuola.it/Cristina Ciociola.PhD at Università di Bergamo in Human Capital Formation and Labour Relations, I got my degree at Università Cattolica in Pedagogy for disability and marginality; I am Case Manager (master at Università Cattolica). Since 2011 I have been teacher in Oliver Twist VET school of Cometa Formazione, in charge of supporting students with disabilities and learning disabilities. My tasks include: adapting texts, simplifying comprehension, producing documents PDF, PEI, PDP (ICF classification), mediation and assisting teachers as co-teacher. My aim, both in practice and research, is to create an inclusive and personalized approach in learning activities; to support students in gaining basic skills and in their placement.

 

 

 

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